È nero l’umore dei cittadini di Pomezia. Ha lo stesso colore della nube densa e prominente che ha sprigionato venerdì scorso l’incendio alla “EcoX”, società che si occupa di raccolta e smaltimento di rifiuti industriali e speciali.
A tre giorni dal rogo che ha catalizzato le attenzioni dei media, i sentimenti dei pometini oscillano tra grave preoccupazione ma anche rabbia nei confronti di chi soffia sul fuoco di facili allarmismi che potrebbero nuocere alla città e alle sue spiagge proprio all’inizio della stagione estiva.
Città deserta
La città dell’agro romano si è svegliata con i focolai ancora attivi all’interno dei locali della “EcoX” benché sotto il controllo dei vigili del fuoco. Dopo un sabato all’insegna di un’inopinata austerità, con poca gente nelle strade e saracinesche abbassate, complice anche il forte vento che soffia in direzione opposta, i marciapiedi e i bar hanno iniziato a popolarsi di nuovo. L’argomento che rimbalza sulle bocche di ogni persona è l’incendio alla “EcoX”.
Il comitato
Ma lo stabilimento oggi inghiottito dalle fiamme non è affatto nuovo alla popolazione di queste parti, guardinga nei confronti di quello che veniva considerato una possibile fonte di inquinamento. Il 3 novembre scorso il Comitato di quartiere “Castagnetta – Cinque Poderi” aveva scritto al Sindaco di Pomezia, Fabio Fucci e al comandante della Polizia Locale.
La lettera
Oggetto della missiva era proprio la “EcoX”, all’interno del quale veniva segnalato “l’accumularsi di ingenti quantitativi di spazzatura con conseguenti miasmi maleodoranti nei piazzali dell’ azienda”. La situazione rilevata dai cittadini – si legge ancora nel documento – generava “qualche allarme tra la popolazione, preoccupata per la propria salute e per inquinamenti ambientali qualora dovesse insorgere qualche incendio”.
Testimonianza
Considerazioni che appaiono oggi tristemente profetiche. InTerris ha contattato Giosuè Villano, del Comitato “Castagnetta – Cinque Poderi”, il quale sottolinea che, a differenza di quanto spesso riportato, “quella non è una struttura di deposito di materiale riciclabile, bensì un luogo di lavorazione”.
Villano ci mostra alcune foto scattate mesi fa che sembrano eloquenti. I capannoni sono lambiti da file alte e lunghe di immondizia di vario genere. Tutto lascia pensare che all’interno delle strutture fosse pieno di materiale compresso fino al soffitto.
Un mese dopo quella denuncia dei cittadini, il comandante della Polizia Locale ha comunque inviato la segnalazione al Nucleo operativo ecologico (Noe) dei Carabinieri e altrettanto alla Asl Roma 6, competente per territorio informandone il Comune che in una successiva riunione aveva poi fatto partecipe il Comitato. Dopo questa doppia segnalazione, il silenzio. “Non abbiamo saputo più nulla – conferma Villano -, oggi però un quotidiano (Il Tempo, ndr) ha riportato di una prima visita del Noe ad inizio anno, forse bisognerebbe chiedere agli uffici competenti, capisco che ci possa essere riservatezza. Dal canto nostro possiamo garantire che questa amministrazione comunale è stata sempre sensibile ai temi dell’ambiente, ma non penso possa avere le competenze per chiudere uno stabilimento”.
L’ordinanza
Competenza di un’amministrazione comunale è invece firmare ordinanze, come quella emanata ieri dal sindaco Fucci, con la quale vengono prudenzialmente chiuse le scuole per oggi e domani e si vieta nel raggio di cinque chilometri dal luogo dell’evento di raccogliere, vendere e consumare prodotti ortofrutticoli coltivati. Previsto anche l’allontanamento dei residenti in edifici nel raggio di cento metri dal deposito fino al termine delle operazioni di spegnimento. Infine si dispone la chiusura di porte e finestre delle case nel raggio di due chilometri. Misure di cautela, nell’attesa di avere un quadro più chiaro della situazione. Sabato scorso l’Arpa Lazio ha rilevato che la qualità dell’aria è nei limiti. Ma ciò non basta ancora a rassicurare completamente.
Preoccupazione
Villano, che abita a meno di un chilometro dal deposito “EcoX”, afferma: “Per ora siamo relativamente tranquilli, perché il vento sta soffiando ancora verso i Castelli Romani e verso il litorale sud. Sul territorio non abbiamo avuto notizia di alcun caso di persone colte da malore, la nube si è praticamente dissolta ma certo intendiamo restare vigili”.
Tanti gli interrogativi che pullulano nella testa degli abitanti di Pomezia. È ancora poco chiaro se i tetti dei depositi bruciati fossero o meno in amianto, così come non si sa se l’incendio possa aver contaminato le falde acquifere e le coltivazioni.
“Sono interrogativi a cui vogliamo dare presto risposte”, afferma Villano. Il quale annuncia che il Comitato vuole vederci chiaro. È atteso a breve un comunicato per chiedere al Comune di poter coinvolgere anche il Comitato nel seguire attentamente l’evolversi della situazione per dipanare i dubbi della popolazione. Di sicuro tutto l’agro romano e Pomezia non avevano bisogno di questo incidente. Quel fumo, oltre che nero e denso, potrebbe essere tossico.