Tra le numerose piaghe che affliggono il continente africano, una delle più subdole è l’Aids. Il virus è infatti molto diffuso e uccide migliaia di malati l’anno a causa dell’alto costo dei medicinali specifici e alla difficoltà di reperimento. In Tanzania il problema sembra però essere stato in parte risolto grazie dell’accordo sottoscritto dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari (Pcos)e la Corporate and Medical Affairs della Gilead, una importante società biofarmaceutica con sede in California. L’accordo prevede la distribuzione gratuita di farmaci antiretrovirali nel dispensario di Bugisi (nella diocesi di Shinyanga) per tutte le persone infette che ne necessiteranno la somministrazione.
Il piano è stato siglato giovedì scorso in Vaticano dal segretario del Pcos e vicepresidente della Fondazione “Il Buon Samaritano”, monsignor Jean-Marie Mupendawatu, e da Gregg Alton, executive vice presidente dell’azienda statunitense. L’avvio dell’erogazione delle terapie a Bugisi, spiega monsignor Mupendawatu, “Costituisce la prima tappa concreta del Progetto quinquennale Test & Treat, nato dall’accordo tra la Fondazione Il Buon Samaritano”, istituita da san Giovanni Paolo II nel 2004 e facente capo al Dicastero, “e la società farmaceutica Gilead Sciences”.
“Per permettere l’accesso ai test e, laddove necessario agli antiretrovirali, a tutte le persone sieropositive della zona, – ha spiegato mons. Mupendawatu – che secondo le stime sono varie migliaia, saranno subito potenziati sia il personale sia la farmacia del dispensario”. Nel prossimo dicembre il Progetto Test & Treat verrà esteso agli altri presidi sanitari cattolici previsti: il centro sanitario di Ngokolo e i dispensari di Buhangija e Mija. Sarà così possibile permettere l’accesso alle terapie a tutti i residenti della diocesi ma anche alle popolazioni delle zone limitrofe, con un effetto benefico sulla salute e sul livello di vita di migliaia di persone. Secondo le stime della fondazione Avert – “Averting Hiv and Aids” – in Tanzania vivono circa 1 milione e mezzo di malati che, se non curati con i farmaci antiretrovirali, avranno poche possibilità di sopravvivere al virus.