Siamo abituati a āpensareā ai rifugiati come persone esclusivamente disperate, che giungono sui nostri litorali con lāunico intento di sopravvivere e spostarsi nel nord dellāEuropa alla ricerca di un futuro migliore. Li accogliamo, a volte con diffidenza. Ma cāĆØ anche chi li vede come una minaccia, e per questo li affronta con ostilitĆ . Loro parlano poco, noi li capiamo meno, e dalla non conoscenza parte quella diffidenza che, troppe volte, sfocia addirittura nel razzismo. Cosa fare per superare questo ennesimo āmuroā?
Una possibilitĆ lāha creata la Ciac di Parma, una onlus che da tempo si occupa di iniziative di seconda accoglienza dei rifugiati che in questi ultimi mesi stanno sbarcando sulle coste meridionali della penisola italiana. Lāidea ĆØ di far convivere giovani studenti universitari italiani e rifugiati inseriti nei percorsi Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati); vivranno insieme nello stesso appartamento, senza pagare l’affitto ma svolgendo attivitĆ sociali e volontariato all’interno del condominio e nel quartiere in cui si trovano. Si chiama “Tandem”, ed ĆØ un progetto di social housing. Il Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione (Ciac, appunto) gestisce il servizio Sprar occupandosi di circa 150 rifugiati.
“In questo clima di ostilitĆ verso gli immigrati, in tanti si sono resi disponibili a partecipare e a fare qualcosa in prima persona, forse anche come risposta a quello che sta succedendo āracconta la coordinatrice Chiara Marchetti, responsabile del progetto Tandemā La nostra aspettativa ĆØ che queste persone, provenienti da percorsi molto difficili con situazioni spesso drammatiche, riescano a ricostruire attraverso delle relazioni un percorso di autonomia. Tandem nasce “perchĆ© oggi si respira unāaria dāintolleranza preoccupante nei confronti dei migranti -dice la presidente del Ciac- CosƬ ci siamo detti: perchĆ© non realizzare qualcosa che metta insieme persone diverse in un percorso di cittadinanza attiva?ā
Il progetto si inserisce nel percorso d’accoglienza limitato ai soli migranti che hanno ottenuto lo status di rifugiato politico. Lo scopo non ĆØ solo quello di dare una casa a chi sta fuggendo dalla guerra alla ricerca di un futuro migliore, ma dare anche la possibilitĆ di tessere relazioni con i coetanei italiani, entrare nel vivo del tessuto sociale cittadino, farsi accettare dalle persone del quartiere dove abitano. E questa ĆØ forse la sfida piĆ¹ grande, perchĆ© i quattro appartamenti che sono stati messi a disposizione, sono situati in zone diverse della cittĆ , in quartieri “caldi” di Parma, dove c’ĆØ una maggior presenza di stranieri, anziani e famiglie in difficoltĆ . Lāobiettivo dunque non ĆØ solo favorire lāintegrazione ma aiutare anche chi vive da sempre in quelle zone e ha bisogno di una mano. Uno schiaffo alla deriva dāintolleranza che specialmente nel nord Italia si sta evidenziando.
L’organizzazione del volontariato e delle diverse attivitĆ da svolgere sarĆ gestita dagli inquilini stessi che, dopo aver trascorso un periodo di formazione con gli operatori del Ciac, dovranno essere in grado di dar vita a una serie di iniziative, quali laboratori teatrali, corsi di lingua, spettacoli d’intrattenimento per anziani e bambini del quartiere, assistenza generica. Marchetti spiega che āper ora non abbiamo ancora stabilito quante ore di volontariato dovranno fare i ragazzi per pagarsi lāaffitto perchĆ© stiamo aspettando i risultati di un bando a cui abbiamo partecipato. Una volta che sapremo quanti fondi abbiamo a disposizione partiremo con il progettoā.
Tuttavia, affinchĆ© il progetto parta, occorre il finanziamento derivante dal bando dell’Otto Per Mille della Chiesa Valdese a cui la onlus ha partecipato. “Ci auspichiamo che arrivi quanto prima – conclude Marchetti- ci interessa lavorare per i rifugiati ma con un occhio di riguardo anche a contrastare il clima di xenofobia diffusa con progetti che coinvolgano direttamente le famiglie e le persone italiane, e possano portare effetti positivi su tutto il territorio. Se non dovessero arrivare le risorse economiche -sottolinea la responsabile- siamo comunque intenzionati a farlo partire come progetto pilota: magari con un solo appartamento e un numero piĆ¹ ridotto di componenti. L’obiettivo ĆØ di partire entro l’anno”.
Lo scenario nel quale si sviluppa questo progetto ĆØ molto piĆ¹ ampio: solo nella provincia di Parma sono oltre 400 i migranti che vivono nel diversi centri di seconda accoglienza nell’attesa di ottenere il permesso di soggiorno o di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato (infatti si sta valutando l’idea di inserire nel progetto Tandem anche una casa a Fidenza). In tutta lāEmilia-Romagna i dati forniti dalla prefettura parlano di oltre 4.600 presenze. Persone che dopo essere transitate dallāhub di Bologna, dove gli stranieri sono identificati e sottoposti a uno screening sanitario, sono poi mandate nei diversi centri della regione.
Unāidea che, se sviluppata a livello nazionale, potrebbe favorire realmente quellāintegrazione troppo spesso usata solo come uno slogan, buono per qualche campagna elettorale o per qualche convegno di settore.