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In Perù ucciso l’indio che lottava per la foresta Amazzonica

National Geographic lo aveva descritto come un “attivista di 52 anni”, muscolo, con i capelli neri e il naso aquilino. Si tratta di Edwin Chota, uno dei leader della tribù degli Indios Ashaninka dell’Alto Tamaya, in Perù. È stato ucciso insieme ad altri tre della sua etnia in una zona al confine tra Brasile e Perù.

E proprio in Brasile si stava recando per incontrare le altre comunità Indios, per cercare di combattere insieme il disboscamento illegale della Foresta Amazzonica e il traffico di sostanze stupefacenti. Erano riusciti ad arrivare nel grande paese sudamericano e a incontrarsi con gli altri attivisti, ma sulla via del ritorno hanno incontrato, probabilmente, dei taglialegna o trafficanti di droga che li hanno uccisi a colpi di fucile.

“Fino a che non avremo la proprietà della terra, i taglialegna non rispetteranno la nostra proprieta. Ci minacciano. Ci intimidiscono. E sono armati”. Questa è una delle dichiarazioni di Chota, che da circa un anno aveva fatto presente al governo di Lima che sia lui, che altri capi della comunità indios Ashaninka avevano subito minacce di morte per la loro lotta contro il diboscamento della Foresta Amazzonica.

Dopo molti anni di battaglie legali, Edwin Chota aveva conseguito la certificazione della sua comunità nativa, però le sue denunce contro le attività illegali dei taglialegna nelle sue terre e in quelle nei dintorni non avevano ricevuto la giusta attenzione: sia le sue terre che lui stesso non hanno così ricevuto la giusta protezione.

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