Sarà una lunga marcia, di circa un mese, di “sensibilizzazione delle Istituzioni dello Stato al dramma della disoccupazione”, quella che Graziano Marcelli inizierà domani, domenica 22 gennaio, percorrendo a piedi la via Aurelia dal confine italiano con la Francia a Roma: da Ventimiglia – frontiera fisica e simbolica – al centro del potere politico, per chiedere udienza al Capo dello Stato. Attraverserà a piedi il lungo tratto di circa 660 chilometri dell’amata Penisola, con una media di 25 chilometri per tappa, raccogliendo durante il tragitto le firme per la sua petizione, che consegnerà al Presidente della Repubblica. La data prevista di arrivo nela Capitale è intorno al 20 febbraio.
La petizione
Ecco il testo: “Al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella.
Noi sottoscritti cittadine e cittadini Italiani,
premesso che:
senza lavoro si limita di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona umana,
chiediamo:
Tre proposte lavorative di Stato, in base alle capacità fisiche del disoccupato.
Un sussidio mensile di Stato, che proporzionalmente diminuisca del 33%, in base alle risposte negative del disoccupato alle proposte lavorative offerte. Sussidio che decada definitivamente alla terza risposta negativa, del disoccupato, alle proposte offerte dallo Stato”. (Anche su: www.firmiamo.it).
L’Associazione di volontari per la Tutela dei Diritti dei Lavoratori (Atdal) Over 40 ha aiutato Graziano Marcelli nella comunicazione della sua marcia di sensibilizzazione.
Senza lavoro
Il Capo dello Stato è il tutore della Repubblica italiana, della Costituzione e dei suoi valori etico-civili: il diritto al lavoro, la difesa e la promozione della dignità della persona, l’uguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini. Su questi principi si fonda la nostra appartenenza nazionale. Eppure, è difficile continuare a crederci, quando a 50 anni ci si trova disoccupati e senza prospettive. La realtà è un duro schiaffo per chi alimenta ideali e speranze. Graziano Marcelli ci crede, vuole credere nello Stato, e questa sua iniziativa è un gesto di fiducia e di speranza. In Terris lo ha intervistato.
Signor Graziano, qual è la sua storia?
“Lavoravo nell’ufficio relazioni con la clientela presso una ditta di recapiti. Nel 2007, ho perso il lavoro. Al momento dell’assunzione, mi avevano fatto firmare una lettera di dimissioni con la data in bianco. Un ricatto cui molti lavoratori sono sottoposti. Così è stato facile licenziarmi. Avevo già 40 anni e un titolo di studio basso, la licenza media inferiore. In questi dieci anni, ho fatto molti lavori, ma senza un contratto stabile. Sono capace in molti settori, ma l’età e la scarsa qualifica, in una situazione sociale ed economica drammatica, non permettono di sopravvivere. Io riesco a vivere in quanto sono single e sto con mia madre. Ma ci sono molti, troppi italiani che non riescono a vivere, che si suicidano o addirittura uccidono i loro familiari, presi dalla disperazione, come è successo qualche giorno fa. Uno Stato civile non può consentire che questo accada”.
Com’è nata l’idea della marcia e cosa si aspetta?
“Tante persone, purtroppo, si trovano nella mia situazione. La crisi ha colpito soprattutto la mia generazione, i quarantenni e cinquantenni. Ci sono tante manifestazioni, ma sembra che tutto resti attutito sotto un cuscino d’indifferenza, quasi d’impotenza, soprattutto da parte delle Istituzioni dello Stato. Ho pensato ad una marcia per attirare i riflettori su questo terremoto sociale. La mia generazione non ha futuro, non soltanto il presente. Lo Stato deve poter fare qualcosa. Ci sarebbero molti lavori da fare, retribuiti giustamente, di utilità sociale, di pubblico servizio. Manca la volontà. Sono urgenti i sussidi economici, soprattutto in aiuto dei casi più gravi. Ma un disoccupato non vuole fare il mantenuto pubblico, chiede soprattutto di lavorare. Mi aspetto che si affronti il problema finalmente in modo concreto. Troppi suicidi per colpa dell’indifferenza”.
Al Presidente di Atdal Over 40, Walter Deitinger, abbiamo chiesto:
Nella vostra esperienza, sono molti i casi analoghi a quello del signor Marcelli?
“Purtroppo, almeno un milione e mezzo di italiani sopra i 40 anni si trovano nella stessa situazione, di reietti nel mercato del lavoro. La nostra Onlus se ne occupa rappresentando i loro problemi presso le autorità istituzionali e facendo da mediazione nella ricerca di un’occupazione. Abbiamo sportelli di ascolto e di orientamento sul territorio nazionale, soprattutto a Roma e Milano. E abbiamo avuto il finanziamento della Regione Lazio per alcuni progetti di riaccompagnamento al lavoro dei profili più difficili, soprattutto i cinquantenni e le donne. Per esempio, ‘Labirintus’, insieme alla Fondazione di Don Luigi Di Liegro. Lo Stato, a nostro avviso, deve essere il collocatore di ultima istanza. Quando la persona non trova lavoro, nonostante lo abbia cercato con buona volontà e impegno, magari tentando anche in mettersi in proprio, le Istituzioni non possono abbandonarla al suo tragico destino”.