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In galera per aver visto una partita di volley: sciopero della fame

La durezza delle leggi iraniane rischia di uccidere la 25enne anglo-iraniana Ghonchen Ghavami colpevole di aver assistito una partita di volley maschile lo scorso 20 giugno. La giovane, già da 100 giorni si trova reclusa nel carcere di Evin, ha cominciato da 5 giorni uno sciopero della fame che, se continuato, potrebbe esserle letale. La madre, Susan Moshtaghian, è molto preoccupata e ritiene che sua figlia sia stata accusata ingiustamente di “immoralità” per aver violato una normache vieta alle donne di assistere ad eventi sportivi maschili.

In Occidente noi tutti avremmo potuto comprare dei biglietti per recarci in uno stadio a vedere una partita di volley maschile. In Iran però le donne non possono farlo. Ghouchen, dopo l’accaduto, venne rilasciata nel giro di poche ore ma dopo 10 giorni fu arrestata da agenti in borghese che la portarono via da casa sequestrandole anche il computer. La sua famiglia inizialmente non aveva diffuso la notizia sperando in un rapido rilascio ma, una volta capita la grave situazione in cui la figlia si trovava, ha iniziato una campagna in suo favore, sostenendo che la ragazza sia stata tenuta in isolamento per i primi 41 giorni, senza poter vedere un avvocato e senza accuse formali. Soltanto dopo 19 giorni di carcere ha potuto ottenere il permesso di avere delle visite.

Iman, il fratello di Ghoucen, si dice anch’esso molto preoccupato. Su Facebook è stata creata una pagina intitolata “Free Ghouchen Ghavami”. In Iran, dall’inizio della rivoluzione khomeinista del 1979, che trasformò la millenaria monarchia persiana in una Repubblica islamica, alle donne è vietato andare allo stadio per le partite di calcio. Nel 2012, fa sapere Amnesty International, il divieto si è esteso anche per le gare di pallavolo.

Davide Chiossi

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