“Non si è mai troppo grandi per l’uovo di Pasqua”. In questo periodo dell’anno moltissime persone, dai piccoli fino agli adulti, non resistono alla tentazione di comprare, regalare e mangiare uova di cioccolata. Per molte famiglia è una vera e propria tradizione concludere il pranzo pasquale con questo dolce. Quasi nessuno riesce a resistere al desiderio del cacao. Eppure, basterebbe aspettare 25 secondi per tenere a bada la smania di cioccolato. O almeno è quanto sostiene una ricerca condotta negli Stati Uniti che come campione ha usato persone che sono solite comprare snack alle macchinette. A quanto pare, l’attesa rende i dolci meno desiderabili.
La ricerca
A condurre lo studio sono stati i ricercatori del Rush University Medical Centre di Chicago, che hanno installato dei timer alle macchinette, obbligando i clienti che acquistavano dolci o cioccolato ad spettare 25 secondi. Mentre il tempo scorreva, in molti vi hanno rinunciato, optando per uno snack che era disponibile immediatamente. Nell’arco di 14 mesi, tanto è durata la ricerca, gli studiosi hanno scoperto che il ritardo aveva provocato un incremento del 5% nell’acquisto di snack salutistici. Ad oggi, gli svariati tentativi di ridurre i danni causati dalla disponibilità di dolci si erano concentrati solo sull’eliminazione di questi prodotti, senza grandi successi. Brad Appelhans, che ha condotto la ricerca presso il Rush University Medical Centre di Chicago, ha spiegato: “Dover aspettare per qualcosa la rende meno desiderabile. La ricerca è una dimostrazione del fatto che le persone preferiscono di gran lunga la gratificazione immediata e questa preferenza influisce sulle scelte e i comportamenti della vita quotidiana”.
L’attesa diminuisce il desiderio
Dunque, l’attesa diminuirebbe il desiderio e placherebbe anche l’acquolina scatenata dalla vista o dall’idea di qualcosa di dolce. “Effettivamente ritardare il soddisfacimento del bisogno può smorzare il desiderio stesso perché uno dei meccanismi del craving, ovvero del desiderio irrefrenabile di mangiare determinati cibi è di tipo emotivo per cui il cioccolato e i dolci in generale vengono usati per placare uno stato emotivo di qualunque tipo esso sia: rabbia, tristezza o anche gioia” ha commentati Sara Bertelli, psichiatra e psicoterapeuta responsabile dell’ambulatorio dei Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Azienda ospedaliera Santi Paolo e Carlo di Milano e presidente dell’Associazione Nutrimente Onlus.
Resistere all’uovo di Pasqua
Stime recenti attestano che con l’avvicinarsi della Pasqua, gli italiani spendano circa 350 milioni di euro, considerando che il prezzo medio delle uova di cioccolato, che pesano tra i 180 e i 220 grammi, è di 8 euro (40 euro al chilo). Con l’arrivo delle festività pasquali molte case si riempiono di uova spesso indirizzate ai più piccoli. Ma a fine pasto, anche gli adulti cedono alla tentazione del cioccolato. Come resistere? “Si può provare la tecnica dell’attesa anche con le uova di Pasqua: sappiamo di averle a disposizione ma ne possiamo rimandare il consumo così spegniamo l’attivazione emotiva e di conseguenza quella sensazione di aver proprio bisogno di mangiare cioccolato – ha proseguito la Bertelli -. Può bastare fare una passeggiata, leggere un libro o respirare profondamente per rilassarsi: insomma facciamo qualcosa che ci aiuti a gestire l’emotività e ad evitare il rischio di esagerare o di utilizzare il cioccolato come una forma di compensazione. Per evitare una stimolazione visiva, meglio non avere a portata d’occhio il cioccolato: se teniamo in bella mostra le uova tutte belle colorate che arrivano in casa la confezione e anche il profumo del cioccolato agiranno come ‘trigger’, cioè potenzieranno il nostro desiderio di mangiarlo”.
Depressione e dolci
Secondo gli studiosi, a subire il fascino del cioccolato sono soprattutto le persone che soffrono di disturbo dell’umore, in particolare la depressione. Una recente ricerca pubblicata su Archives of Internal Medicine, ha esaminato 931 soggetti, uomini e donne. E’ emerso che chi soffre di depressione mangia in media 8,4 porzioni di cioccolato al mese rispetto alle 5,4 di chi non ha questo disturbo. Chi ha forme più gravi di depressione può arrivare fino a 11,8 porzioni al mese (per porzione si intendono 28 grammi di cioccolato). Per chi soffre di depressione, il cioccolato è una forma di auto-terapia, “una coccola e una gratificazione compensatoria – ha spiegato Bertelli – L’effetto euforico dura poco perché gli zuccheri contenuti nel cioccolato ci danno la sensazione di energia ma fanno salire la glicemia facendola però poi scendere repentinamente per cui l’umore va come in altalena e si sta peggio”.