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Il vento del Sahara fa male ai polmoni

L’Europa è raggiunta regolarmente da aria calda proveniente dal Sahara, che con se porta le polveri più sottili delle sabbie desertiche. L’Italia si trova al centro di queste correnti, con ondate di calore e le note ricadute di ‘piogge rosse’ che spesso concorrono al superamento dei limiti di legge sanzionati dall’Europa per il PM10, cioè l’insieme di polveri inquinanti di diametro inferiore a 10 µm, e quindi facilmente inalabili.

Gian Paolo Gobbi, ricercatore dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche, ricorda che “E’ scientificamente dimostrato che l’inalazione di queste particelle e’ associata a un aumento della mortalità e a effetti negativi sulla salute: recenti studi su Roma hanno evidenziato un legame tra gli aumenti di PM10 dovuti agli eventi sahariani e ospedalizzazioni per problemi respiratori e cerebrovascolari. Sempre agli aumenti del PM10 durante gli eventi sahariani sono stati associati incrementi nella mortalità per problemi respiratori e cardiaci”.

Per monitorare la situazione, è stato attivato Il progetto “Diapason” (Desert-dust impact on air quality through model-predictions and advanced sensors observations), coordinato dall’Isac-Cnr e finanziato dal programma europeo LIFE+ 2010, con l’obiettivo di identificare le polveri di origine naturale per defalcarle dal computo annuo del PM10, ottenendo in tal modo un notevole risparmio di denaro pubblico sulle sanzioni.

“Abbiamo sviluppato un innovativo sistema semi-automatico per raccogliere, organizzare e memorizzare le informazioni necessarie per l’identificazione delle polveri di origine sahariana -prosegue il ricercatore- In particolare, il software analizza le informazioni raccolte, crea un database degli eventi sahariani e quantifica i loro effetti sui livelli di PM10. Il sistema e’ distribuito gratuitamente alle agenzie per la qualità dell’aria”.
“In questo decennio il carico annuo di polveri di origine sahariana e’ sceso da 1.9 a 1.6 µg/m3 nelle aree rurali e da 2.3 a 1.1 µg/m3 nell’area urbana di Roma: riduzioni che hanno portato ad una diminuzione del 60-70% dei superamenti della soglia sanzionabile di 50 µg/m3. Per il 2020 le concentrazioni di PM10 sono previste in risalita di circa il 15%. E, ad oggi, 12 delle 37 stazioni di misurazione dell’inquinamento dell’aria laziale registrano piu’ dei 35 superamenti annui fissati dalla Eu come limite, mentre 10 stazioni, di cui 5 a Roma, presentano piu’ di 40 superamenti per anno”.

 

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