Né l’Amphicoelias né il Bruhathkayosaurus, e nemmeno il Dreadnoughtus schrani. Il titolo di dinosauro più grande della storia spetterebbe a una nuova specie, recentemente scoperta (2013) e descritta per la prima volta dalla rivista “Proceedings of the Royal society of London”: il Patagotitan mayorum, sauropode sudamericano vissuto nel Cretaceo inferiore che, secondo il team di paleontologi che ne ha rinvenuto i resti, andrebbe a scavalcare nella graduatoria dei giganti preistorici tutti gli altri erbivori dal collo lungo che aspirano al trono. Il “titano” patagonico, come è stato battezzato dagli scopritori, è stato stimato in qualcosa come 39 metri di lunghezza per 69 tonnellate di peso che, in sostanza, corrisponderebbe a quello di 12 elefanti africani. Dimensioni che, al di là degli studi in corso sulle specie sopracitate, oltre che su altri sauropodi di enormi dimensioni come il “connazionale” Argentinosaurus e altre specie di diplodocidi, consentirebbero al Patagotitan di polverizzare tutti i record fin qui ottenuti dagli altri sauri.
Le comparazioni
A destare stupore, nel sito degli scavi patagonici, sono state le dimensioni dei frammenti ossei del dinosauro. Una circostanza non dissimile a quella di altri sauropodi di grandezza simile, come appunto l’Amphicoelias, del quale è stato rinvenuto un’unica frazione d’osso (peraltro perduta) che, in proporzione, potrebbe appartenere a un animale di una cinquantina di metri (da molti ritenute, però, poco plausibili). Stime speculari quelle dell’Argentinosaurus anche se, in questo caso, l’olotipo ha consentito di effettuare calcoli più precisi “limitando” la sua metratura dalla testa alla punta della coda fra i 30 e i 35 metri. Più completi gli scheletri del Dreadnoughtus che, grazie alla comparazione di olotipo e paratipo, è stato misurato in 26 metri effettivi che, per ora, lo avevano annoverato come l’animale più lungo mai misurato.
I resti del Titano
Il titano della Patagonia, invece, sembrerebbe aver messo in soffitta il record del suo simile (come suggerisce il nome scoperto sempre in Argentina, nella provincia di Santa Cruz), andando a prendersi (potenzialmente) il titolo: solo il femore, infatti, misurerebbe oltre 2 metri, per mezza tonnellata di peso. Attraverso la comparazione della componente ossea con altri fossili rinvenuti nel sito (piuttosto abbondanti), è stato possibile effettuare una prima stima che, però, parrebbe essere già piuttosto precisa. Va inoltre precisato che i reperti ritrovati apparterrebbero a un animale ancora in fase di sviluppo, un elemento che va ad accrescere ancora il fascino di questo colosso. Ma le sorprese non finiscono qui: a dispetto della considerevole altezza, i frammenti ossei sembrano corrispondere a un sauropode sul tipo dei diplodocidi che, a differenza dei brachiosauridi, si muoveva tenendo il collo in posizione parallela rispetto al resto del corpo.