IL PAPA ACCANTO ALLE SCHIAVE DELLA PROSTITUZIONE

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E’ stata una visita inaspettata e straordinaria. Papa Francesco ha scelto di trascorrere oltre un’ora accanto alle donne più dimenticate al mondo, quelle di cui si usa il corpo e poi li si getta nell’abisso della solitudine. Era tutta colorata di azzurro l’aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio lo scorso 13 luglio. Gli scout di Pistoia, città natale dell’On. Bini, prima firmataria della proposta di legge che prevede sanzioni per chi acquista sesso a pagamento, quest’azione contro lo sfruttamento della donna l’hanno presa sul serio e con musica e canto hanno voluto raccontare della loro esperienza di primo contatto delle vittime sulle strade di Pistoia avvicinandole per chiedere non “quanto costi?” ma “quanto soffri?” alla maniera di don Oreste Benzi.

Era il 2004 quando Benzi diede inizio ad una raccolta di firme d’iniziativa popolare per ribadire la complicità del cliente, con la collaborazione di cantanti del calibro dei Nomadi, una cassa di risonanza speciale quale il tour di Zelig e coinvolgendo associazioni, gruppi, movimenti di tutta Italia. Da allora la Comunità non si è mai arrestata nella ricerca di alleanze nel mondo politico, sociale e dello spettacolo.

Rifacendosi al modello nordico raccomandato nella risoluzione del Parlamento europeo 2013/2103 (INI) ovvero alle politiche che, di recente anche in Francia, colpiscono chi acquista prestazioni sessuali a pagamento considerando invece le donne prostituite vittime di un mercato del sesso che ostacola la parità di genere violando la dignità della donna, l’atto 3890 della Camera dei Deputati propone la revisione di quella conosciuta come “legge Merlin”.

L’on Caterina Bini – firmataria insieme ad altri 33 deputati appartenenti a diversi gruppi politici – da Alleanza nazionale al Pd, dal Movimento 5 stelle a Forza Italia – ha sottolineato che questa è l’unica via per sradicare il fenomeno della tratta anche in Italia: «Il capoverso che vogliamo aggiungere alla Legge Merlin è molto semplice – ha spiegato – ma la battaglia è dura perché sono tante le proposte di legge che invece in Italia propongono la legalizzazione o regolamentazione della prostituzione». Anche l’On. Gianluigi Gigli, firmatario di un’altra proposta che va nella stessa direzione, presentata nel luglio 2014, ha garantito l’intenzione di unire le forze per un maggior successo nell’audizione alla Camera, correggendo quel «falso culturale dietro le proposte di legalizzazione della prostituzione perché Olanda e Germania smentiscono che ci siano utili per lo Stato e che si sia ridotta la tratta!».

Chi ha chiarito meglio di tutti l’urgenza di ripartire dal principio del fondatore dell’Associazione – «Se non ci fosse la domanda, non ci sarebbe nemmeno l’offerta» –, è stata S., la giovane rumena venticinquenne sopravvissuta alle violenze di sfruttatori e clienti. «Non chiamiamoli clienti ma persone disumane!» ha ribadito senza mezzi termini a Roma. Gli uni l’hanno picchiata e persino reciso parte dell’orecchio, gli altri l’hanno acquistata come carne di macelleria persino quando, piangente, saliva nelle loro auto, trascinandosi col suo corpo visibilmente debilitato. Per questo a Palazzo Montecitorio il 13 luglio ha ribadito l’importanza di una legge che sanzioni gli acquirenti delle prestazioni sessuali, ridando il giusto nome a quello che per lei e per la stragrande maggioranza delle donne prostituite su strada, «non è un lavoro ma una tortura!» con tutte le caratteristiche di sopraffazione fisica o psicologica o di minaccia ai familiari nel paese di origine, che la storia delle torture racconta.

Anche Giovanni Ramonda, il Presidente dell’Associazione, ha sottolineato con fermezza che «oltre ad incontrare le vittime di tratta sulle strade italiane da 25 anni insieme a tanti giovani, vogliamo anche che chi fabbrica le croci smetta di fabbricarle». Ha ribadito infatti che occorre dare il giusto nome ai fenomeni e oggi nell’era di il popolo che entra in contatto con la miseria della donna, “merce d’acquisto” di nuovo e con coraggio alzano la voce, insieme alle vittime. internet la dipendenza sessuale si diffonde in maniera esponenziale. «Lo sfruttamento sessuale non è una questione solo italiana!

Anche all’Onu siamo presenti con la nostra portavoce Mara Rossi proprio per ricordare che la prostituzione è il principale scopo della tratta di esseri umani. L’industria sessuale e la pedopornografia vanno combattute unendo le forze!». Dodici anni dopo il tentativo di don Oreste di far emergere il volto di quella Italia che dice «No» alla mercificazione della donna, la Comunità Papa Giovanni XXIII e tutto il popolo che entra in contatto con la miseria della donna, “merce d’acquisto” di nuovo e con coraggio alzano la voce, insieme alle vittime.

Tratto da Sempre

 

 

 

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