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IL MISTERO DELLE FORESTE FANTASMA

Un silenzio quasi surreale, nessuno sbattere di ali, niente fiori lungo i sentieri. Solo acquitrini salmastri che si alternano a terreni grigi e brulli dove sorgono distese di alberi morti, con rami secchi e privi delle loro fronde che si intrecciano tristemente verso il cielo. Non è la descrizione di uno dei boschi spettrali tanto cari a Stephen King, ma la triste realtà di ciò che sta accadendo alle nostre foreste a causa del surriscaldamento globale.

Le foreste “fantasma”

A lanciare l’allarme sul fenomeno delle foreste “fantasma” sono gli scienziati statunitensi che hanno osservato la veloce espansione del fenomeno lungo la costa orientale del Paese, dal Maine alla Florida. Questo processo, in realtà, si verifica da migliaia di anni, ma negli ultimi decenni è esponenzialmente aumentato. Lungo le zone costiere, gli alberi muoiono a causa della risalita dell’acqua salmastra verso l’entroterra. Ciò accade perché il ghiaccio polare, a causa del riscaldamento globale, si scioglie riversandosi nei fiumi, facendo così crescere il livello del mare.

Un problema per il mondo intero

Il veloce espandersi delle foreste “fantasma” non è un fenomeno che riguarda solamente il Nord America – dove centinaia di migliaia di ettari di alberi morti si estendono dal Canada lungo la costa orientale, fino in Florida e in Texas – ma tutto il mondo. “Penso che le foreste fantasma siano l’indicatore più evidente del cambiamento climatico ovunque sulla costa orientale degli Stati Uniti – ha dichiarato Matthew Kirwan, professore del Virginia Institute of Marine Science, impegnato nello studio di una foresta fantasma nel suo stato e nel Maryland – Era terra asciutta e utilizzabile 50 anni fa; ora ci sono paludi con ceppi e alberi morti”.

Gli effetti sull’ecosistema

Sebbene gli scienziati non si sbilancino nel definire “buoni” o “cattivi” questi cambiamenti, il fenomeno ha delle ripercussioni anche sugli ecosistemi costieri. Basti pensare alle migliaia di specie animali o vegetali che popolano un tratto di costa, magari immaginando una foresta situata alla foce di un fiume. Se la salinità dell’acqua aumenta, molte specie di alghe potrebbero morire, così determinati pesci non troverebbero più il loro cibo e, per questo, potrebbero risalire il fiume o, nella più nefasta delle ipotesi, estinguersi. Non essendoci più pesci in quel tratto di fiume, anche alcune specie di uccelli sarebbero costrette a migrare per poter sopravvivere. E così via.

Poche chance per cambiare rotta

Nonostante la numerosa schiera di negazionisti, un rapporto governativo statunitense – redatto da scienziati appartenenti a 13 agenzie federali – afferma la responsabilità degli esseri umani nel determinare il cambiamento climatico. Infatti, secondo il dossier reso pubblico dal New York Times, il nostro pianeta avrebbe solo il 5 per cento delle probabilità di limitare l’incremento della temperatura terrestre ai 2 gradi centigradi. Anche se negli ultimi anni la sensibilizzazione verso le tematiche ambientali è fortemente aumentata, gli sforzi fatti fino ad ora non sono sufficienti. Il professore Adrian Raftery, ordinario di statistica e sociologia a Washington, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature ha affermato che attualmente le emissioni di gas serra, a livello mondiale, sono 54 miliardi di tonnellate. In base agli accordi di Parigi (Cop21), dovrebbero essere ridotte a 42 miliardi entro il 2030. E a rischiare non è solo il nostro pianeta, ma anche il genere umano. Infatti, il progressivo riscaldamento globale, secondo uno studio degli scienziati dell’Università della Carolina del Nord, causerà la morte prematura di circa 260 mila persone entro il 2100.

Papa Francesco un appello alla cura del creato

Rispettare il creato, quale dono di Dio, è uno dei “compiti fondamentali” dell’uomo. E’ il messaggio che Papa Francesco ha inviato ai partecipanti al convegno “Laudato si’ e grandi città” che si è svolto a Rio de Janeiro.  Riprendendo i temi dell’Enciclica “Laudato si’”, a cui era dedicato il convegno, il Pontefice ha evidenziato che “non possiamo rimanere a braccia conserte quando avvertiamo una grave diminuzione della qualità dell’aria o l’aumento della produzione di rifiuti non adeguatamente trattati”. Queste situazioni, ha ammonito, “sono conseguenza di una forma irresponsabile di manipolare la creazione e ci chiedono di esercitare una responsabilità attiva per il bene di tutti”. Purtroppo, prosegue Francesco, osserviamo una “indifferenza verso la nostra Casa comune”. Questa “passività”, si legge nel messaggio, “dimostra la perdita del senso di responsabilità” ed è allora urgente che ogni governo incentivi “modi di agire responsabili” per rispettare l’ambiente in cui tutti viviamo.

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