IL LINGUAGGIO DEI ROBOT CHE ESCLUDE L’UOMO

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In questi giorni è successo qualcosa di misterioso e non chiaro a livello di ricerca scientifica su avanzati processi d’innovazione tecnologica sui robot: una cosa che ha generato parecchia inquietudine tra i ricercatori che hanno deciso di sospendere l’esperimento di Facebook. Due robot, Alice e Bob, durante un esperimento sull’intelligenza artificiale, hanno iniziato a dialogare in una lingua non nota agli scienziati, ovvero agli esseri umani e incomprensibile.

Lingua ignota

Quella tra i due robot in questione è la prima conversazione registrata tra due impianti artificiali della storia. Una circostanza a dir poco particolare, che ha fatto subito pensare a scenari fantascientifici, in cui le macchine riescono a sfuggire completamente al controllo dell’uomo. Sembra che la soluzione al caso sia stata in realtà banale. Secondo il ricercatore Facebook Dhruv Batra “è una circostanza già osservata, si è infatti trattato di un errore di programmazione, che ha permesso che le macchine modificassero la lingua inglese per rendere più semplice la comunicazione fra di loro….”

Paura

Il professore britannico esperto in robotica Kevin Warwick, come riporta il Sun, ha comunque affermato che “questa rappresenta una pietra miliare per la scienza ma chi dice che non costituisce un pericolo nasconde la testa sotto la sabbia“. Secondo lui infatti il pericolo infatti c’è e non è da sottovalutare: la possibilità che due macchine possano entrare in contatto tra loro escludendo così ogni tipo di componente umana è estremamente rischiosa, soprattutto in campo militare.

Sono numerosi gli studi sull’intelligenza artificiale: una definizione che ormai evoca scenari alla Terminator o quanto meno il pericolo che l’avanzata delle macchine intelligenti causi la disoccupazione lavorativa. Sono numerosi gli esempi, di larga conoscenza divulgativa; non si tratta spesso di un’effettiva intelligenza artificiale, ma piuttosto di intelligenza aumentata, ponendo l’accento, quindi, sul ruolo dell’uomo.

Watson

Un esempio tra i più noti: Watson, diventato celebre già nel 2011. Si tratta di un sistema cognitivo in grado di individuare malattie, aumentare la sicurezza delle aziende e analizzare il comportamento di ogni singolo utente. Watson, per i ricercatori responsabili, è un sistema cognitivo che vive nel sistema cloud e nei sistemi Ibm che lo ospitano. Il suo compito non è quello di sostituire l’uomo, ma di completarlo e di aumentarne le capacità, analizzando in tempi estremamente rapidi un’enorme mole di conoscenza per aiutare l’uomo a prendere le decisioni migliori. Uno degli esempi più noti riguarda il campo medico dove ha già dimostrato di poter riconoscere dei tumori della pelle allo stadio iniziale con una precisione maggiore di quella dei medici umani; ma le applicazioni sono molteplici.

Applicazioni pratiche

Nell’intelligenza artificiale stanno investendo enormi risorse tutti i colossi tech: da Ibm a Facebook, da Google a Intel, da Baidu ad Amazon, e sono in tanti a investire nel campo della cyber security. Tutti rassicurano che ci sarà sempre bisogno di una persona in grado di analizzare i dati elaborati dalla macchina. Poi sappiamo di programmi (come Biz Bang) che consentono alle startup di utilizzare la piattaforma cloud e le tecnologie cognitive di IBM, di dimostrazioni pratiche degli utilizzi dell’intelligenza aumentata. Dalla lavagna cognitiva (di Ricoh), che sfrutta Watson per rispondere a comandi, annotare considerazioni e tradurre in diverse lingue; a un sistema (Re-Zone di Relatech), che analizza il comportamento online dei singoli utenti per fornire dati utili ad averne una conoscenza approfondita; fino a (TJBot) un robottino che interagisce con il pubblico, rispondendo in maniera colloquiale ai suoi interlocutori, offrendo foto e tweet relative al tema di cui si sta parlando e cambiando colore in base alle emozioni manifestate e poi tanti altri ancora.

Scenari

Ma, in queste brevi note, la nostra semplice premessa e preoccupazione per il lettore, per l’uomo in generale, è la seguente: se per sviluppare la ricerca nel campo delicato dell’intelligenza artificiale, l’uomo resterà centrale? La Ricerca a tecnologia avanzata, l’Intelligenza artificiale si svilupperà per l’Uomo o viceversa? Uno sviluppo tecnologico senza limiti di carattere etico potrà produrre conseguenze sulle persone, dentro la globalizzazione, che potrebbero cambiare la stessa relazione tra l’uomo e le cose, con gli oggetti che diventeranno animati con sensori ovvero terminali di una grande rete in grado di dialogare tra loro.

Con la robotica e l’intelligenza artificiale si preannunciano scenari di cambiamenti inverosimili che oggi appaiono fantascientifici. Le conseguenze sulle persone dello sviluppo accelerato dell’innovazione tecnologica e delle sue innumerevoli applicazioni dentro la società della globalizzazione, sono e saranno inevitabili.

Riflessione

Avvertiamo, con tanti, l’urgenza di una formazione alla responsabilità etica nell’uso della tecnica e in particolare dell’intelligenza artificiale. Vogliamo quindi esprimere una preoccupazione, un convincimento etico e morale. Pensiamo all’uomo, alla persona e alla sua dignità che va rimessa al centro delle scelte a qualunque latitudine, specie nel campo dell’intelligenza artificiale.

“……ma la libertà umana è propriamente se stessa, solo quando risponde al fascino della tecnica con decisioni che siano frutto di responsabilità morale”.

(Caritas in Veritate di Benedetto XVI).

Antonino Giannone: