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martedì 14 Gennaio 2025

Il lavoro femminile non incide sul tasso di natalità. Servono misure per la famiglia

Gentile Direttore,
ho letto con attenzione l’articolo in oggetto del 21 Novembre u.s. e sono rimasto perplesso. Non tanto per la prima parte ove si analizza il declino demografico con l’efficace immagine della “piramide rovesciata” e le vistose conseguenze anche sotto il profilo economico e sociale. L’analisi della situazione mi sembra corretta, ma la soluzione del grave problema è a mio avviso aberrante e contraddittoria se parliamo di lavoro femminile: forse una componente della denatalità è proprio connessa all’eccessiva insistenza sulla necessità del lavoro femminile, frutto di un femminismo spinto che in nome della parità donna/uomo vorrebbe omologare in tutto e per tutto la donna all’uomo. Siamo diversi, ognuno ha la sua identità (maschio e femmina) e i propri carismi, e si realizza in modi diversi! Il tasso di occupazione femminile del 46.5 per cento è uno scandalo? L’occupazione femminile per donne senza figli in Italia è pari al 69 per cento e ciò mi induce a pensare esattamente il contrario di quanto affermato: le donne non fanno più figli perché lavorano.

Lasciamo perdere i dati sugli altri paesi Europei, ognuno ha i suoi problemi e c’è una mentalità dominante che sta sradicando il concetto di famiglia naturale. Il nostro T.F.R. – total fertility ratio è il peggiore in Europa, non raggiunge neppure il valore 1,2 e fra qualche generazione non esisteremo più come italiani. Tra le tante cause c’è sicuramente un pensiero dominante che introduce un’antropologia deviata e un femminismo estremo che porta molti a considerare la donna essenzialmente strumento di piacere.”L’occupazione femminile per le lavoratrici madri è del 54.3 per cento…e scende ancora al 35.9 se i figli sono due e crolla al 31.3 dopo la nascita del terzo figlio”: ma cosa si vuole da una mamma che lavora 24 ore al giorno per far crescere ed educare i propri figli?! Deve forse sbrigarsi in fretta a fare figli e poi affidarli ad altri, ai servizi comunali o a una badante che costano più di una eventuale retribuzione acquisita da lavoro?Che tipo di famiglia vogliamo? Quella allargata dove ognuno fa i fatti suoi e i figli si affidano allo stato?! Ben venga la Jobs Act con misure a sostegno della famiglia, ma per ora sentiamo molte parole e vediamo pochi fatti.

Perché non si è intervenuti fiscalmente sul quoziente famigliare, tante volte annunciato e subito dimenticato? Perchè non riconoscere un minimo sussidio statale permanente alle madri di famiglia, stabilito in funzione del numero dei componenti e delle reali possibilità economiche del nucleo? Non vorrei essere frainteso. Non dico che le donne di famiglia devono stare sempre rinchiuse tra quattro mura domestiche. Innanzi tutto esistono impieghi e impegni retribuiti compatibili con l’identità femminile e la formazione professionale acquisita(istruzione e formazione educativa, professionalità specifiche che non comportino lavori particolarmente pesanti, part-time ecc.).Poi, ovviamente, non tutte le donne aspirano ad essere mogli e madri e ognuna ha le sue peculiarità per realizzarsi nella vita secondo il proprio sogno.Mi consenta di aggiungere due ultime considerazioni:- va bene promuovere agevolare l’occupazione in generale (ci mancherebbe altro!), ma sostenere la necessità del lavoro femminile ai fini di incrementare il tasso di natalità – in un momento in cui il lavoro non c’è sopratutto per i giovani, e chi lo aveva lo ha perso – mi sembra non abbia molto senso e per di più è difficile conciliare bene procreazione e lavoro, come ho già sottolineato.-una Azienda che interesse avrebbe ad assumere donne in questo momento di crisi – concesso che le stesse farebbero bene a sposarsi e a fare figli per invertire la rotta di questo declino demografico – considerato che, con la maternità, le assenze dal lavoro penalizzerebbe notevolmente il datore di lavoro, mentre ci sono giovani e meno giovani in attesa spasmodica di occupazione? Senza parlare poi dell’assurdità di fissare “quote”…rosa!

Gradisca i migliori saluti
Gabriele Poppi

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