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IL “DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS” IN 5 PUNTI: RICONOSCERLO E SUPERARLO

Terremoti o violenze non lasciano solo ferite fisiche, ma possono creare danni nel profondo della psiche non visibili a occhio umano, ma sempre pericolose. Una ferita nell’anima che, proprio perché subdola, rischia di non richiudersi se non viene affrontata per tempo. Si chiama “Disturbo Post Traumatico da Stress” (dpts) ed è una patologia ben precisa con la quale le vittime di una tragedia naturale come un terremoto, ma anche di una violenza, debbono imparare a convivere e soprattutto – combattere.

Per capire come riconoscerlo e affrontarlo, e’ intervenuto il Consiglio nazionale della ricerca (Cnr) che offre una piccola guida in cinque punti elaborata dal Istituto fisiologia clinica Ifc-Cnr di Pisa.

1) Quali sono gli effetti e i rischi psicologici provocati dal terremoto? Lo stress causato da eventi cosi’ terribili e’ in grado di modificare i livelli ormonali, alterare il sonno e portare ad altre malattie quali ipertensione, tachicardia e talvolta infarto del miocardio.

2)  Quali emozioni innesca il terremoto nelle popolazioni che lo subiscono? Ansia, paura e attacchi di panico. L’ansia è generalmente un’emozione a due facce: da un lato può spingere l’individuo a dare il massimo mediante l’adattamento; dall’altro può limitare l’esistenza dell’individuo rendendolo più’ vulnerabile.

3) Che tipo di assistenza psicologica è necessaria? Serve una prevenzione primaria, in cui si mette l’individuo in condizioni di conoscere le proprie emozioni e saper controllare gli effetti che queste hanno sul comportamento e sulla salute psicologica, attraverso una formazione specifica con l’aiuto di corsi e tecniche da attuarsi ovviamente in periodi precedenti al disastro. Ma deve seguire anche una prevenzione secondaria, in cui vengono programmati interventi di sostegno psicologico, successivi al trauma.

4) Cosa accade quando una persona soffre del Dpts? In una ricerca condotta negli individui sopravvissuti all’attacco terroristico alle Torri Gemelle del 2001 e ai terremoti in Molise nel 2002 e dell’Abruzzo nel 2009, mostra come circa la metà dei soggetti studiati hanno sviluppato questa patologia. Generalmente, la persona tende a “rivivere” l’evento traumatico, perdendo improvvisamente il contatto con la realtà. Queste reazioni possono manifestarsi per mesi o anni.

5) Quali sono i consigli per affrontare questo disturbo? Sicuramente non bisogna far passare troppo tempo e avvalersi della terapia cognitivo-comportamentale che prevede l’inizio della cura nei primi giorni successivi al trauma. L’obiettivo è quello di aiutare ad elaborare la tragedia e a “incanalare” le emozioni, in modo da arrivare lentamente a non viverle più. Di solito viene effettuata direttamente “sul posto” da un’équipe di psicologici specializzati negli interventi immediati. Le due categorie più a rischio sono soprattutto i bambini e gli anziani, un lavoro da portare avanti con delicatezza, ma senza perdere tempo. Contro lo stress post traumatico la parola d’ordine è: “agire subito”.

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