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IL DESTINO DEI MINORI SCOMPARSI

Li vediamo agli incroci a chiedere lā€™elemosina, nei mercati generali a spostare cassette della frutta oppure sui marciapiedi a vendere il proprio corpo. Ogni giorno ci sono 28 minori stranieri non accompagnati che scompaiono dal sistema di accoglienza italiano per essere sfruttati. Solo nei primi sei mesi del 2016 sono stati 5.222. Sono i dati del recente rapporto Oxfam nel quale si denuncia un sistema di accoglienza insufficiente. A molti che per paura non dichiarano la minore etĆ , capita anche di stare per diversi giorni negli Hub in mezzo agli adulti. PiĆ¹ spesso fuggono dai centri di accoglienza per vivere in strada sfruttati in vario modo da organizzazioni criminali. Arrivano da Egitto, Gambia, Eritrea, Nigeria e Somalia. Anche la Caritas di Roma nel dossier “I diritti negati dei minori stranieri non accompagnati”, uscito la settimana scorsa, ha sottolineato le falle del nostro sistema di accoglienza rifacendosi alla Convenzione Onu sui diritti dellā€™infanzia, ma emergono pure le prospettive del Disegno di legge sui minori stranieri non accompagnati, approvata il 26 ottobre scorso alla Camera, ora al vaglio del Senato.

Il Governo infatti sta correndo ai ripari e, con il decreto del 1 settembre 2016, ha individuato i requisiti dei Centri governativi di prima accoglienza per minori. Il provvedimento garantisce la permanenza fino ad un massimo di 60 giorni nel Centro di accoglienza che puĆ² accogliere al massimo 30 minori. I servizi primari che le strutture devono offrire ai giovani ospiti sono quelli amministrativi (registrazione di ingresso e uscita definitiva dal centro, e dei movimenti giornalieri) e relativi alla persona (mensa, cura personale, orientamento linguistico, mediazione culturale, informazione giuridico-legale, identificazione e affidamento successivo del minore). La dott.sa Maria Caprara, Viceprefetto Responsabile della Missione accoglienza minori stranieri non accompagnati (Msna) del Ministero dellā€™Interno spiega a In Terris come cambierĆ  lā€™accoglienza dei piccoli profughi.

Sono piĆ¹ di 13mila i profughi minorenni arrivati sulle nostre coste nei primi sei mesi del 2016. Con questi numeri ā€“ il doppio dello scorso anno – ĆØ davvero possibile garantirne la tutela? Anche con 30 minori nella stessa struttura?
“Nella prima fase a seguito di uno sbarco, se riusciamo ad occuparci di accogliere giĆ  facciamo tanto. Certo prima le strutture non potevano avere piĆ¹ di 10 ā€“ 12 minori ma in questo modo non raggiungevamo lā€™obiettivo primario di accoglienza. Ad ogni sbarco ormai abbiamo 100 minori. Quello che come Ministero vogliamo garantire ĆØ un primo screening anche in questi Centri di accoglienza che hanno una capienza grande. Sarebbe auspicabile che gli operatori, nellā€™arco dei 60 giorni previsti, possano individuare il minore che potrebbe essere vittima di tratta, quello con disturbi psichici o quello con disabilitĆ . Per questo ĆØ importante la presenza delle assistenti sociali e il colloquio previsto dalla Direttiva 142 del 2015 almeno con uno psicologo dellā€™etĆ  evolutiva. Ma queste figure professionali, dopo uno sbarco non possono davvero fare nientā€™altro nel loro Comune per alcuni giorni. Sono comunque i minori piĆ¹ vulnerabili che chiaramente vanno identificati e spostati al piĆ¹ presto. Anche per questo sono stati previsti allā€™interno della rete Sprar, nella seconda fase di accoglienza, dei posti per le disabilitĆ  psichiche o fisiche”.

ƈ vero che si rischia di trattenere troppo a lungo i minori stranieri non accompagnati nelle strutture di prima accoglienza del sud per le lungaggini burocratiche, ad esempio la nomina del tutore, lā€™autorizzazione della Procura al trasferimento in seconda fase?
“Certamente il discorso del tutore ĆØ un problema perchĆ© oggi richiede tempi lunghissimi. Nei nostri centri perĆ² non vogliamo perdere tempo e dove possibile mandiamo una comunicazione allā€™autoritĆ  giudiziaria competente segnalando che il minore viene spostato in altra struttura per minori e si aprirĆ  unā€™altra tutela lĆ  dove viene trasferito se non ĆØ giĆ  stato fatto. Chiaramente a chi non ha un tutore puĆ² accadere che il provvedimento per la richiesta di asilo rimanga in sospeso. Ma per la legge 183/84 anche il responsabile della casa di accoglienza puĆ² espletare questa funzione. Si sta comunque cercando di migliorare questo punto con un elenco di tutori che faranno capo allā€™autoritĆ  giudiziaria. Non vogliamo scoraggiarci di fronte alla mancata tempestivitĆ : la prima accoglienza deve essere assolutamente di breve durata per poi concentrarsi sui ragazzi, conoscerli e comprenderne la storia di origine e gli obiettivi. Devo dire che cā€™ĆØ comunque un forte impegno dell’autoritĆ  giudiziaria minorile, soprattutto nelle Regioni che sono anche le Regioni di approdo”.

Col flusso dei profughi si sono moltiplicate le adolescenti nigeriane destinate alla tratta ai fini di sfruttamento sessuale? i trafficanti si servono del sistema asilo per regolarizzare chi sarĆ  costretto per diversi anni a vendere il proprio corpo per saldare il debito contratto?
“La prima ragazzina che ci capitĆ², tramite le mediatrici dellā€™Oim, fu subito inviata in una casa per vittime di tratta perchĆ© ognuna di loro ha bisogno di una protezione specifica altrimenti diventa preda degli sfruttatori. Sono proprio i loro bersagli! Occorre tempestivitĆ  negli interventi. Hanno bisogno poi di un progetto individuale a lungo termine. A questo fine possono essere molto utili le associazioni del terzo settore. ƈ la legge 183 del 1984 che disciplina il diritto del minore ad avere una famiglia e i vari istituti che caso per caso vengono ritenuti piĆ¹ idonei per quel minore. PuĆ² essere la comunitĆ , l’affido familiare o la casa famiglia, a seconda dei casi”.

Le forze dell’ordine in diverse cittĆ  lamentano di non avere sufficienti risorse per intervenire a tutela dei minori in particolare quando sono in strada per lā€™accattonaggio o costrette a prostituirsi. Ma quale dovrebbe essere la prassi per la loro tutela?
“Molti sono bambini ma ĆØ vero che ci sono anche adolescenti che non dichiarano la minore etĆ . Si potrebbe fare tanta filosofia sui metodi di identificazione della minore etĆ  perchĆ© in Europa tutti fanno la prova del polso e dellā€™arcata dentaria invece solo noi in Italia siamo accusati di usare metodi troppo invasivi. E allora usiamo un protocollo multidisciplinare.
CiĆ² che conta ĆØ che tutti, assistenti sociali, operatori di strada, forze dellā€™ordine facciano fino in fondo il loro compito tenendo conto delle normative e delle prassi che ci sono. ƈ chiaro che le forze dellā€™ordine da sole non possono occuparsi anche dei minori. Una Questura non puĆ² destinare la metĆ  delle sue risorse per questo: sono sottodimensionate! Specie al sud. Lā€™Ufficio Immigrazione di Ragusa per esempio con tutti gli sbarchi che ha dovrebbe essere potenziato mille volte”.

Ma secondo lei sono di piĆ¹ i minori che restano nei centri perchĆ© vogliono integrarsi nel nostro paese o i minori che scappano?
ƈ un nodo molto difficile da sciogliere questo! ƈ vero che spesso capita che il minore rimanga 4 o 5 giorni nelle strutture e poi si allontani. La polizia lo trova e lo accompagna ai Servizi sociali del Comune ma poi scappa di nuovo. Alcuni perchĆ© coinvolti dalle reti criminali altri perchĆ© spesso ĆØ la famiglia che li ha mandati in Europa per raggiungere un familiare. ƈ vero anche che gli allontanamenti riguardano soprattutto la fascia di etĆ  tra i 14 e i 18 anni, piĆ¹ a rischio, ma ĆØ fondamentale che questi ragazzi acquistino prima di tutto fiducia in chi li accoglie. Tanti hanno ancora un debito da pagare. Non basta che diciamo loro semplicemente di andare a scuola, hanno bisogno di lavorare e per questo cadono nei circuiti illegali anzi molto spesso arrivano giĆ  con le indicazioni delle persone a cui rivolgersi per entrare in questo circuito. Questi allontanamenti dalle strutture si fronteggiano con la qualitĆ  dell’accoglienza: questa ĆØ la nuova sfida! Abbiamo aiutato due minori di recente col ricongiungimento familiare: una aveva un fratello in Germania ed era scappata dalla finestra di un Centro di accoglienza e si era pure rotta la gamba. E lā€™altra aveva uno zio in Francia. Con le organizzazioni che collaborano con noi, in primis lā€™Oim, siamo finalmente riusciti a farle arrivare alla meta con vie legali.

Qual ĆØ la sua esperienza personale? Intravede un futuro di speranza per questi “piccoli” richiedenti protezione? o rischiano davvero di diventare “invisibili” che popolano le grandi metropoli vivendo di sotterfugi ed economie illegali?
Chiaramente la sfida ĆØ accogliere e tutelare i piĆ¹ piccoli cercando di individuare le diverse vulnerabilitĆ . E per permettergli un vero percorso di integrazione occorrerebbe spostarli il prima possibile dai Centri di prima accoglienza. Ma le normative ci sono. La cosa importante ĆØ che ognuno faccia il meglio che puĆ² a livello personale, nellā€™incarico che ricopre. Il coordinamento degli interventi ĆØ fondamentale nei territori perchĆ© chi scappa venga riaccolto ma anche possa trovare operatori preparati che lo aiutino a comprendere che ci sono vie legali per perseguire quel progetto migratorio per cui ĆØ partito. Mentre quelle illegali, anche se sembrano piĆ¹ facili, lo metteranno solo in pericolo.

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