Il capo di Stato indonesiano abolisce la “Carta del lavoratore migrante”

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La “Carta del lavoratore migrante”, che fino a ieri un lavoratore indonesiano doveva mostrare obbligatoriamente insieme al visto, al passaporto e alla carta d’identità, è stata abolita dal presidente  Joko “Jokowi” Widodo. Questa decisione è figlia delle innumerevoli denunce e casi di corruzione e abusi che subiscono spesso i migranti quando rientrano nel loro Paese, anche per un breve periodo. Con questa scelta da parte del capo di Stato indonesiano non ci saranno più file interminabili negli aeroporti e nei porti dove i funzionari della dogana, nella maggior parte dei casi, estorcevano denaro e preziosi alla povera gente che non poteva ribellarsi.

Jokowi si è rivolto tramite una videoconferenza alla moltitudine di migranti indonesiani sparsi tra Arabia Saudita, Malesia, Hong Kong, Taiwan, Egitto, Giappone, Corea e Brunei. Dopo che il presidente si è reso conto dei moltissimi casi di corruzione e abusi ha annunciato: “Tutte le denunce sono state registrate e la decisione è presa: aboliamo il Ktkln”.

La decisione di lasciare l’Indonesia, da parte dei migranti, è da ricercare nell’alto tasso di disoccupazione. Infatti con la ridotta offerta lavorativa sono in molti a cercare fortuna altrove: le donne in particolare subiscono violenze da parte dei loro datori di lavoro fatte di stupri e abusi e nelle nazioni del Medio oriente è facile che gli aguzzini, per coprire i crimini commessi, uccidano le loro vittime. I dati in Indonesia parlano di 258mila lavoratori che sono alle dipendenze di un padrone, 47mila lavorano nei campi e 45mila sono donne di servizio.

 

Davide Chiossi: