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Il baratto sulla pelle
dei fucilieri di Marina

bosnia dic 1995 quaterIl 15 febbraio 2012, è iniziato il calvario dei due Sottufficiali Fucilieri della Marina Militare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Un lungo periodo che rappresenta uno dei momenti più oscuri della storia del nostro Paese. Tre anni durante i quali l’Italia ha continuato a cedere sovranità delegando le proprie funzioni ad uno Stato Terzo, come mai è avvenuto e forse mai avverrà nella storia del mondo moderno, che non ci tramanda casi in cui una Nazione abbia negato ai suoi cittadini il diritto della tutela funzionale.

Ai due Sottufficiali della Marina Militare italiana, fucilieri della prestigiosa Brigata S.Marco, invece, questo diritto è stato tolto nonostante stessero operando perché incaricati dal Parlamento, ad assicurare sicurezza anti pirateria marittima a una nave battente Bandiera italiana. Nella fattispecie, infatti, il Belpaese ha preferito delegare ad uno Stato Terzo il diritto di giudicare l’operato di questi uomini, senza che, a distanza di tempo, fossero state ancora prodotte prove e formalizzati atti di accusa nei loro confronti.

Una storia peculiarmente italiana nel momento in cui improvvisamente si sono accavallati agli eventi notizie di tangenti internazionali e coinvolgimenti di lobby affaristiche che hanno indotto a considerare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone “merce di baratto” con l’India.

Una vicenda in cui lo Stato continua a “mercanteggiare” la sorte dei due nostri militari, ricorrendo a infinite ed inconcludenti iniziative politiche, piuttosto che attivare immediatamente l’Arbitrato Internazionale e rimettere la valutazione dei fatti ad una Corte Internazionale. Un’esitazione incomprensibile e che induce a pensare che l’incertezza nel decidere è forse suggerita dal timore che possano emergere verità scomode per qualcuno che in passato ha preferito percorrere la strada delle cessione di sovranità riconsegnando i due all’India.

Un evento in cui esiste solo una certezza: qualsiasi cosa sia accaduta si è verificata durante lo svolgimento di un compito istituzionale affidato a due rappresentanti dello Stato incaricati di garantire sicurezza a una porzione di territorio nazionale. Per il resto solo un susseguirsi di congiunture a cui si sovrappongono interessi personali ed economici che hanno prevalso sulle garanzie che uno Stato di Diritto dovrebbe assicurare.

Lo stesso Premier indiano ha, recentemente pubblicamente affermato che nel contrasto alla pirateria devono essere applicate le leggi internazionali, ma l’Italia sembra non voler seguire questa strada. Preferisce, invece, continuare a mercanteggiare a danno della sovranità nazionale, proponendo al mondo un Paese sempre più timido nell’affermare i propri diritti ed a tutelare quelli dei propri cittadini.

Peraltro, continuiamo a contrattare con uno Stato il cui Ministro degli Interni ha ammesso che Girone rappresenta per l’India un ostaggio, qualora Latorre rimanesse in italia per continuare le cure mediche di cui ha bisogno. Un’affermazione grave per una “grande democrazia”, in quanto gli Stati semmai fanno prigionieri e gli ostaggi, sono invece, appannaggio di fazioni eversive o di pirati.

I due Marò sono lontani dalla loro Patria e dalle loro famiglie, colpevoli solo di aver detto “Obbedisco” quel famoso 22 marzo 2013 quando fu loro assicurato che una volta rientrati a Delhi tutto sarebbe stato risolto in tre, quattro settimane.

La grande vergogna, invece, continua e l’Italia prosegue a trattare, forse perché così – forse – ha stabilito qualche esponente del Club Bilderberg o della Trilaterale.

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