Una storia struggente ma che va raccontata, quella del piccolo Bradley e del suo speciale amico, il calciatore inglese Jermain Defoe, fatta di amicizia, coraggio e forza di volontà. Bradley sta male, molto male: ha solo 5 anni ma, a causa del neuroblastoma che lo ha colpito nel 2013, secondo i medici non gli restano che pochi mesi di vita. Lui e la sua famiglia hanno combattuto, cercando con tutte le loro forze di sconfiggere la malattia e, per un breve momento, hanno persino creduto di avercela fatta. Non è stato così: nel giugno scorso, i sanitari hanno emesso la loro definitiva sentenza e spiegato alla mamma e al papà di Bradley che il loro bambino non avrebbe sconfitto il suo male. Ma la sua storia, raccontata dalle pagine dei giornali inglesi, ha toccato il cuore del mondo intero che, immediatamente, si è stretto attorno al piccolo e alla sua famiglia. E, fra le tante persone che hanno manifestato la propria vicinanza a Bradley, c’è stato qualcuno davvero speciale: proprio lui, l’attaccante britannico Defoe, punta del Sunderland, la squadra della quale il bimbo è accanito tifoso.
E, in turbinio di emozioni, l’attaccante ha combattuto al fianco del suo piccolo amico, prendendo a cuore la sua vicenda e accompagnando lui e i suoi genitori in ogni momento, da quelli di gioco a quelli più difficili, durante gli esami clinici e le sedute terapiche. Una vera e propria amicizia quella sbocciata fra il bambino e il campione: Jermain si adopera per lui, cerca in tutti i modi di realizzare il suo sogno e, infine, ci riesce. Bradley ha l’opportunità di coronare il suo più grande desiderio: stringe la mano del calciatore nel tunnel degli spogliatoi dello stadio Wembley e, assieme a lui, percorre il breve tratto fino al terreno di gioco, dove la nazionale inglese e quella lituana si schierano per ascoltare l’inno nazionale, in vista dell’imminente sfida di qualificazione ai mondiali. Lo aveva fatto anche con il Sunderland ma, ora, il bambino è lì, nel suo stadio preferito, in prima fila con il suo amico e idolo Jermain. Ed è proprio nel bel mezzo dell’inno inglese che accade la magia: Bradley si volta verso Defoe e, teneramente, lo abbraccia con la dolcezza e l’affetto tipico dei migliori amici.
Lo stadio si commuove, perché in quell’abbraccio c’è tutto: la sofferenza per la malattia, il dolore per quella giovane vita che scivola via inesorabilmente ma, soprattutto, la forza travolgente dell’amore e dell’amicizia, capace di coinvolgere e unire anche (e soprattutto) nei momenti più difficili. Poi inizia la partita: trascorrono solo 20 minuti e Defoe, che non giocava con i Three Lions da quattro anni, segna il primo dei due gol inglesi. Il finale più bello, il regalo più grande.