I SEGRETI DELL’ALBERO DI NATALE

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Dicembre è il mese in cui, in un giorno prestabilito (di solito l’8, festa dell’Immacolata Concezione), ogni famiglia si trasforma in azienda. Il papà diventa costruttore, i figli operai, la mamma architetto. Qualcuno può vantare anche il reparto demolizioni (cani e gatti). Ognuno, ben consapevole del proprio ruolo, si muove tra i pacchi e gli scatoloni che affollano il salotto scartando addobbi, decorazioni, palline, luci, angioletti e babbi natali pronti ad essere issati sul grande abete posto al centro della sala. Per molti decorare l’Albero di Natale è un rito importantissimo, che affascina i più piccoli e diverte i grandi. Di anno in anno si tenta di variarlo, aggiungendo un particolare o modificando i colori.

Alcuni scienziati dell’università di Sheffield, per semplificare il lungo processo di addobbo, hanno ideato una formula matematica per realizzare l’Albero perfetto. Punto di partenza è l’altezza dell’abete. Applicando le formule si dovrebbe riuscire a calcolare il numero ideale di palline da appendere ai rami, finti o veri che siano. Ma anche la lunghezza delle decorazioni, quella dei cavi luminosi e, sfidando i pareri di zii e nonni, anche l’altezza che dovrebbe avere il puntale. Secondo i ricercatori inglesi, il numero di palline è uguale alla radice quadrata di 17 / 20 per l’altezza dell’albero in centimetri. invece, la lunghezza dei nastri decorativi (in centimetri), è uguale a 13 per 3,14 / 8 per l’altezza dell’albero. Simile il calcolo della lunghezza dei cavi elettrici delle luci: 3,14 per l’altezza dell’albero in centimetri. L’altezza del puntale, stella o angelo che sia (sempre in centimetri), si calcola dividendo l’altezza dell’albero in cm / 10.

Proviamo dunque a ricostruire la storia di questo simbolo ripercorrendo le tesi più accreditate. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Anche se al giorno d’oggi è diffuso in tutto il mondo (i grandi abeti illuminati che decorano in questo periodo dell’anno le più famose piazze del globo ce lo ricordano costantemente), i primi a ricorrere a questa simbologia furono i Celti, che adornavano gli alberi delle foreste con i simboli del sole, della luna, dei pianeti e delle stelle. In gran considerazione era l’abete, pianta sacra a Odino, il “padre” degli dei nordici.

Le popolazioni dell’Europa settentrionale erano solite decorare i sempreverdi in occasioni delle celebrazioni relative al solstizio d’inverno. I Vichinghi, ad esempio, credevano che l’abete rosso fosse in grado di esprimere poteri magici, poiché non perdeva le foglie nemmeno nei gelidi giorni invernali. Per questo venivano tagliati e portati nelle abitazioni per essere decorati con frutti e bacche, ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato alla natura. Più tardi, dopo l’espansione dell’Impero Romano, i latini iniziarono a decorare le loro case con rami di pino in occasione delle “calende” (i primi giorni) del mese di gennaio.

Molte delle antiche civiltà avevano un culto dedicato alla venerazione dell’albero legato alla nascita di una divinità. Gli egiziani, infatti, lo associarono al dio Biblo, mentre i greci lo consacrarono ad Artemide, protettrice delle nascite oltre a considerarlo il simbolo della rinascita rappresentata dal nuovo anno. I popoli dell’Asia settentrionale lo veneravano come divinità minore.

Con l’avvento del cristianesimo, la Chiesa non respinse l’uso di abbellire gli alberi, tuttavia sostituì l’abete con l’agrifoglio, a simboleggiare le spine della corona posta sul capo di Gesù, con tanto di bacche rosse, chiaro richiamo alle gocce di sangue. La teologia medioevale, intendendo molti dei culti pagani come “prefigurazione” della rivelazione cristiana, riabilitò l’albero quale simbolo di Cristo e della Chiesa stessa, rappresentata come un giardino voluto da Dio sulla terra.

Una lettura che trae la sua origine direttamente dalla Bibbia. Nella Sacra Scrittura, infatti, sono numerosi i riferimenti all'”albero” quale simbolo di vita. Lo si trova nel racconto del paradiso terrestre, nei libri dei profeti in riferimento alla nascita di Cristo (cfr. Is 11) fino ad arrivare all’albero della croce sul quale Gesù si è immolato. Secondo un’antica leggenda ebraica, il legno della croce sarebbe stato ricavato da un ramoscello dell'”Albero della Vita” dell’eden che l’arcangelo Michele avrebbe donato a Set per portare conforto al padre Adamo moribondo. Un motivo in più che spinse i cristiani a considerare l’abete quale simbolo di Cristo e della sua immortalità.

L’uso moderno dell’albero nasce secondo alcuni a Tallinn, in Estonia, nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, attorno al quale giovani celibi, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tradizione ripresa ripresa dalla Germania del XVI secolo. Ingeborg Weber-Kellermann (professoressa di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo Albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di Capodanno” fu addobbato nella città nel 1510).

L’usanza entrò nelle case nel XVII secolo, e agli inizi del secolo successivo era già pratica comune in tutte le città della Renania. L’uso di candele per addobbare i rami è attestato già nel XVIII secolo. Per molto tempo, questa tradizione si radicò nelle regioni a nord del Reno. Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione. A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, e in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orléans. Nei primi anni del secolo, inoltre, in Svizzera e Germania si iniziò a produrre e a commerciare gli alberi che divennero, in tal modo, parte del consumismo.

Un contributo decisivo alla sua diffusione venne anche dalla Gran Bretagna. A metà del XIX secolo, infatti, il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, marito della regina Vittoria, date le sue origini germaniche, volle introdurre nelle proprie residenze l’uso dell’albero. La novità si estese presto come una moda in tutto il Regno Unito, e da lì a tutto il mondo anglosassone. In Italia la prima ad addobbare un albero di Natale fu la regina Margherita, nella seconda metà dell’Ottocento, nel palazzo del Quirinale. Da Roma la moda si diffuse velocemente in tutto il Paese. Negli anni ’80, Giovanni Paolo II iniziò ad allestirne uno enorme, accanto al tradizionale presepe, in piazza San Pietro, cuore del cattolicesimo.

 

 

Fabio Beretta: