I segreti della paleodieta: l’homo erectus primo “vegan” della storia?

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Può un’affermazione scientifica essere così radicata da non ammettere confutazione? Ovviamente no. Tuttavia, alcune tesi ancestrali, formulate su dati assoluti e ossidiate nei testi scolastici, possono costituire un importante fattore di convenzione in merito ad alcune questioni, assumendo la forma di convinzioni assodate e immutabili. E, in questo senso, gli esempi possono essere molti ma, forse, non tutti allo stesso modo sorprendenti. E’ il caso degli ominidi, o meglio, della loro dieta. Il luogo comune, almeno negli ambienti non scientifici, vuole che l’alimentazione dei primi uomini fosse un concentrato assoluto di proteine, portato dall’assunzione di grandi quantità di carne cruda.

Sbagliato. C’è qualcosa di nuovo che emerge dalla comunità scientifica impegnata negli studi paleoantropologici e, curiosamente, potrebbe rappresentare un singolare punto d’incontro tra l’uomo odierno e una delle fasi della nostra linea evolutiva (probabilmente quella centrale): l’homo erectus. E, novità assoluta, sarebbe proprio il suo “menù” giornaliero, tutt’altro che un’esclusiva proteica. Il nostro antenato, infatti, avrebbe gradito (e non poco) una dieta a base di cibi verdi, candidandosi, in sostanza, al ruolo di primo vegano della storia dell’umanità.

La scoperta, esito di uno studio condotto dall’istituto di ricerca israeliano della Bar-llan University di Ramat-Gan, è stata possibile grazie all’indagine effettuata tramite un doppio confronto tra le tracce vegetali riscontrate in zone nelle quali è appurata l’attività umana nel periodo paleolitico e, viceversa, i resti di piante risalenti all’epoca in cui tale attività non era registrata. Le due serie di dati hanno permesso agli scienziati di capire come i gruppi di uomini, la cui presenza è stata accertata nel sito di Gesher Benot Ya’aqov, nel nord dell’Israele, avessero imparato a radunare, in modo del tutto volontario, determinate tipologie di vegetali.

Una caratteristica, questa, che apre nuovi orizzonti di studio nel campo dell’alimentazione, ovviamente antecedente all’invenzione dell’agricoltura. Naturalmente, l’assunzione di cibi “green” non comportava l’esclusione della componente proteinica ma, probabilmente, ne riduceva di gran lunga la quantità, relegandola a un ruolo secondario in una dieta prevalentemente vegetariana. Del resto, la vastissima varietà di vegetali (circa 55 specie diverse) reperite nel sito archeologico, dimostra come il palato dell’homo erectus fosse ben più sviluppato di quanto si pensi e prodigo alla valutazione dei vari sapori.

Non va dimenticato che la tendenza carnivora ha iniziato a svilupparsi con la comparsa del primo esponente del genere “homo”, l’habilis, mentre le precedenti specie antropomorfe, generalmente poste sulla linea evolutiva dell’uomo (appartenenti al genere australopithecus), spaziavano maggiormente su una dieta di tipologia vegetariana, probabile eredità del loro passato arboricolo. “Questi gusti così vari – ha spiegato Goren Inbar, una delle ricercatrici – erano probabilmente essenziali, perché davano ai primi esseri umani buone possibilità di trovare cibo appetibile tutto l’anno”. Probabilmente non è un’esagerazione pensare al genere umano come un predestinato alla lavorazione della terra e alla coltura dei suoi frutti, magari inquadrandoci come una sorta di “agricoltori per vocazione”. Non è ovviamente il caso dell’homo erectus, ma dei Sapiens, passo successivo dell’evoluzione, decisamente sì.

 

 

Damiano Mattana: