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I MIGRANTI CHE “SALVANO” L’ITALIA

“A Riace le scuole sono vive per la presenza dei migranti, altrimenti sarebbero state chiuse per mancanza di alunni”. In una sola frase c’è tutta la prospettiva di crescita di una nazione come l’Italia che non può pensare di sopravvivere chiudendosi a riccio. L’ha pronunciata Maurizio Zavaglia, presidente del consiglio comunale di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria, al primo compleanno dei Corridoi Umanitari voluti dalla Caritas e realizzati in collaborazione con le Chiese evangeliche in Italia e la Tavola Valdese.

Crollo demografico

Lo scorso anno – dati Eurostat – l’Italia è risultato il Paese con il tasso di natalità (8xmille) più basso tra quelli dell’Unione europea. Complessivamente, nei 28 Paesi dell’Unione, nel 2015 la popolazione è cresciuta passando da 508,3 a 510,1 milioni. Ma ciò, osserva Eurostat, è avvenuto solo grazie agli immigrati poiché tra i residenti le nascite (5,1 milioni) sono state inferiori alle morti (5,2 milioni).

La significativa differenza esistente tra le dinamiche demografiche in atto in Italia e negli altri Paesi più popolosi dell’Ue emerge poi dal confronto delle cifre espresse in valore assoluto. Lo scorso anno nel nostro Paese le nascite sono state quasi 486 mila contro le quasi 801 mila della Francia, le 777 mila del Regno Unito e le 738 mila della Germania.

Realismo

Al netto dei populismi dunque, e pur considerando le giuste aspettative degli italiani che chiedono un Stato equo ed efficiente, pronto a risolvere i problemi interni quanto quelli internazionali, va sottolineato che sia miope non guardare la realtà per quello che è. Le divisioni portano lotta, contrasti, morte. L’inclusione non è solo mero assistenzialismo, ma opportunità concreta.

Ripopolazione

“Alcune famiglie che arrivano dalla Siria, dopo aver stazionato come profughi in Libano – racconta Zavaglia – verranno a Gioiosa Ionica e a Riace. Siamo piccole comunità, nel Sud Italia, che grazie all’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo hanno avuto l’opportunità di ripopolarsi, recuperando i centri storici. Si tratta di famiglie, e la sfida sarà quella di un’inclusione non solo sociale ma anche lavorativa”.

Cooperazione

Quanto è lontana la figura dell’”invasore”, e persino quella del “derelitto”. Semplicemente “persone”, al centro della storia moderna. “Promuoviamo operazioni di sviluppo dal basso – racconta ancora Zavaglia – attraverso la cooperazione sociale, valorizzando le tipicità, le risorse del nostro territorio, l’agricoltura in particolare, il turismo sostenibile, il turismo etico, l’artigianato tipico”.

Dunque un’esperienza che vede protagonisti insieme i migranti, i giovani disoccupati del territorio (che fino a oggi erano costretti essi stessi ad emigrare) e soggetti svantaggiati in un ragionamento di crescita locale.

Lotta alla mafia

“Rappresenta anche un segnale forte contro la ‘ndrangheta – spiega Zavaglia – contro i poteri forti che opprimono la nostra terra di Calabria. Lanciamo un messaggio nuovo, insieme a questi nostri fratelli, persone che scappano da guerre e conflitti: costruire insieme percorsi virtuosi”. E’ un modo nuovo anche di vedere il vissuto quotidiano di un amministratore, che non guardare a questi fenomeni globali, che comunque toccano da vicino ogni comunità, che ci coinvolgono emotivamente e non solo.

Convivenza

Ma davvero lo strisciante razzismo che si avverte in altre zone d’Italia, non appare nella terra dei Bronzi? “Le comunità locali rispondono bene – chiarisce Zavaglia – ma è chiaro che non si è esenti da luoghi comuni, forme anche di fastidio. Non siamo un’isola felice, però con l’azione concreta e con le buone pratiche stiamo cercando di dimostrare anche alla popolazione che le guerre tra poveri non portano a nulla, che si cresce insieme e che insieme si possono costruire percorsi per dare un futuro anche alle nostre comunità”.

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