Una notizia sensazionale quella annunciata da un team di 60 scienziati che in Sudafrica ha scoperto l’Homo Naledi. SI tratta di un ominide di cui fino ad oggi non si sapeva nulla. La squadra di specialisti ha recuperato fino ad oggi le parti di 15 corpi differenti. Il suo nome dipende dal luogo del suo ritrovamento: “Naledi” che in lingua Sesotho significa “stella”. I resti scoperti da Leo Berger, professore all’Università di Witwatersrand a Johannesburg, appartengono chiaramente ad una “specie dei nostri avi”.
Allo studio ha partecipato anche l’italiano Damiano Marchi, dell’università di Pisa. E’ stato possibile ricostruire l’aspetto dell’Homo naledi grazie ad oltre 1.500 resti fossili. Era sicuramente piccolo, la sua altezza non superava il metro e mezzo e il peso i 45 chiligrammi. Il cervello aveva le dimensioni di un’arancia, simile a quello degli scimpanzè. Come testimoniano le dita curve delle sue mani, sapeva arrampicarsi, e le lunghe gambe dimostrano che sapeva anche camminare e correre. E’ questo uno dei primi identikit dell’Homo Naledi.
Le analisi indicano che i resti sono sia ad adulti che a bambini. Nonostante appartengano al genere Homo, erano molto diversi dai moderni umani. Uno degli aspetti finora misteriosi è che i corpi sembrano essere stati deposti nella caverna in modo intenzionale, una sorta di rituale che finora era stato considerato un’esclusiva dell’uomo.