Nella battaglia contro l’Hiv le strategie sanitarie internazionali stanno fallendo: è quanto emerge nel rapporto annuale del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e dell’Organizzazione mondiale della sanità. “L’epidemia di Hiv – scrivono gli esperti nel rapporto – continua a diffondersi in Europa dal 2004, nonostante i progressi delle terapie mediche e le nuove misure di prevenzione”. Sono i Paesi dell’Est ad esserne maggiormente colpiti.
Secondo i dati del rapporto, la diffusione del virus continua ad aumentare in modo significativo in Russia e nelle ex Repubbliche sovietiche, mentre resta stabile nei paesi dell’Europa occidentale. Se si sommano i paesi europei, Turchia compresa, e quelli dell’ex Urss, il numero dei casi dichiarati è aumentato dell’80% nel 2013 rispetto al 2004.
Più di tre quarti dei casi diagnosticati nel 2013 si è verificato nelle ex repubbliche sovietiche e più della metà in Russia, il Paese che attualmente detiene il tasso di infezione più elevato, pari a 55,6 casi ogni 100 mila abitanti. Segue l’Ucraina con 39,4 casi e l’Estonia con 24,6 casi ogni 100 mila abitanti. Secondo il rapporto, inoltre, in Armenia e Azerbaigian il numero delle persone infettate è quadruplicato in dieci anni.
“Il problema è che in dieci anni non abbiamo visto nessun progresso significativo nella riduzione delle infezioni – ha affermato Marc Sprenger, direttore dell’Ecdc, l’European Centre for Disease Prevention and Control – In tutta l’Europa le popolazioni più a rischio non sono raggiunte con efficacia, soprattutto gli omosessuali, che rappresentano il 42% delle nuove infezioni”.
La situazione, spiegano gli esperti dell’Oms, è invece molto differente nell’Europa occidentale: qui il numero di infezioni del virus Hiv nel 2013 è quasi identico a quello del 2004. I dati riguardano 53 Paesi, cioè una popolazione di circa 900 milioni di persone, dove il 36% delle persone toccate dal virus sono trentenni.