Abiti interattivi, questa la nuova sfida intrapresa da Google con il nome di Project Jacquard. Il progetto prevede la trasformazione dei tessuti in superfici interattive, permettendo così all’elettronica di nascondersi nei vestiti “rendendo le interazioni più naturali”, spiega Joao Wilbert, di Google Creative Lab. I prototipi creati consentono di usare gli abiti come dei mouse per cliccare sul proprio smartphone, di regolare il volume della musica, accendere o spegnere le luci.
Lo scopo del progetto è inserire delle fibre “conduttive” in ogni stoffa e abito, integrarle poi tecnologie come i sensori touch, il feedback aptico e altro nei capi d’abbigliamento. Ma non solo nei vestiti, anche nelle tende, nei rivestimenti dei sedili delle auto e in tutto quel che è fatto di tessuto, rendendoli interattivi. L’idea non è certo nuova, ma l’idea di Google è rendere la stoffa interattiva una produzione di larga scala, integrandola nell’industria tessile tradizionale, facendo si che le comuni macchine industriali “filino” tessuti connessi.
Il team Jacquard, guidato da Ivan Poupyrev, ha sviluppato la tecnologia che permette di unire sottili leghe metalliche con filati naturali o sintetici come il cotone o il poliestere o la seta, rendendo la fibra sufficientemente robusta da essere lavorata dalle macchine tessili industriali. L’obiettivo di Google non è produrre capi d’abbigliamento ma creare un insieme di app e servizi che permettono all’abito di interagire con gli smartphone. Poupyrev ha preso in considerazione due Paesi per condurre ricerche e test, Italia e Giappone, scegliendo poi quest’ultimo perché conosceva già il tipo tecnologia.