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Gli italiani fanno la spending review sull’elettronica

Gli italiani sono dei consumatori compulsivi di elettronica; ai primi posti mondiali per il consumo e il ricambio di telefonini, si attestano nelle posizioni di vertice anche per gli altri elettrodomestici: pc, tablet, tv, ecc. Eppure c’è qualcosa che sta cambiando: la crisi economica inesorabilmente si sta evidenziando nelle scelte delle famiglie italiane, che abbandonano certi status symbol e alcune abitudini per concentrarsi su altro.

La fotografia l’ha fatta come sempre l’Istat, che ha cambiato il paniere per il 2015, ossia l’elenco dei prodotti utilizzato per il calcolo dell’inflazione. A rappresentare le nuove abitudini di consumo delle famiglie entrano car e bike sharing, i biscotti e la pasta senza glutine, la birra analcolica, le bevande al distributore automatico, il caffè al ginseng al bar e l’assistenza fiscale per calcolo delle imposte sulla casa. Registratore dvd, navigatore satellitare, impianto hi fi e corso di informatica non rappresentano più consumi consolidati.

Nel 2015 il paniere utilizzato per il calcolo dell’inflazione, precisa l’Istat, si compone di 1.441 prodotti (erano 1.447 nel 2014), aggregati in 618 posizioni rappresentative (erano 614): la lieve diminuzione è da attribuire a una migliore definizione delle varietà dell’ortofrutta. Per quanto riguarda l’introduzione della voce ‘Assistenza fiscale per il calcolo delle imposte sull’abitazione’ (che andrà ad arricchire la posizione ‘Assistenza fiscale alla persona’), l’Istat spiega che l’introduzione della Tasi ha aumentato il ricorso all’assistenza fiscale, vista la non semplicità del calcolo.

Restano 80 (come l’anno precedente) i comuni capoluogo di provincia che concorrono alla stima dell’inflazione. La copertura dell’indagine, in termini di popolazione provinciale, è pari all’83,5% (83,3% nel 2014). Le divisioni di spesa con il peso relativo maggiore per l’indice Nic sono Prodotti alimentari e bevande analcoliche (16,5%), Trasporti (13,8%), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (11,6%) e Servizi ricettivi e di ristorazione (11,2%).

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