E’ il 17 settembre la data prescelta per celebrare la Giornata Mondiale per la Preservazione dello Strato di Ozono, ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite al fine di commemorare la firma del protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono.
Nello specifico si tratta di quello strato protettivo di gas naturale situato a una distanza compresa tra 10 e 40 km dalla superficie terrestre. Esso agisce come uno scudo atmosferico e l’intera vita sulla terra dipende dalla sua protezione dai livelli letali di radiazioni ultraviolette prodotte dal sole. Nel 1970 è stato tuttavia scoperto che questo importantissimo scudo stava subendo alterazioni, facendo registrare da una parte un graduale, ma lento calo dell’ozono stratosferico totale e dall’altra un molto più potente, ma intermittente fenomeno di riduzione dell’ozono delle regioni polari terrestri (fino al 71% nell’Antartide e al 40% nella zona dell’Artide), fenomeno cui più propriamente ci si riferisce con il termine “buco dell’ozono“, coniato nel 1985 dal Premio Nobel Sherwood Rowland.
Nelle ultime valutazioni scientifiche presentate all’Onu è emerso che grazie alle misure adottate in seguito al protocollo di Montreal, il buco dell’ozono si starebbe restringendo: ad affermarlo lo scienziato Paul A. Newman che, alla guida di un team di 300 scienziati, ha recentemente pubblicato il rapporto condotto dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), con la partecipazione della Nasa, della Commissione europea e del National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), secondo il quale dal 2000 al 2013 i livelli di ozono sono aumentati del 4% in latitudini chiave medio-settentrionali a circa 30 miglia di altezza.
“La ricostruzione dello strato di ozono che protegge la Terra dalle radiazioni ultraviolette del sole è a buon punto, grazie all’azione internazionale concertata contro i gas distruggi-ozono, come i Cfc”. Tuttavia, ha precisato Steiner, esistono enormi sfide ancora in atto e il successo del Protocollo di Montreal dovrebbe incoraggiare ulteriori azioni non solo sulla protezione dell’ozono ma anche sul clima.