Ma una delibera comunale vieta di offrire soggiorno ai rifugiati, così lo scorso agosto dopo aver effettuato delle ispezioni, la commissione municipale ha deciso di accusare il prelato per violazione alle norme burocratiche di sicurezza che regolano l’accoglienza del pubblico.
“La giustizia può dire ciò che vuole, mi è assolutamente impossibile lasciare dormire un bebè all’aperto” così si era difeso padre Gérard Riffard, aggiungendo che i rifugiati accolti in questi ultimi anni “provengono in maggioranza dalla Repubblica democratica del Congo o dall’Angola… e hanno lasciato i loro Paesi perché erano in pericolo di vita”. Anche il vescovo della diocesi di Saint-Etienne aveva sostenuto il sacerdote: “Cosa deve fare un prete, un cristiano: lasciare degli individui nell’insicurezza della strada oppure aprire le sue modeste porte?”.
Oggi è arrivata la sentenza del tribunale di Saint Etienne: il prete non ha commesso nessun reato. Nella che si trova nel quartiere di Montreynaud, padre Riffard ora ospita circa un’ottantina di rifugiati, ai quali neanche la prefettura riesce a trovare alloggio.