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Formare i migranti alla moda etica per farli tornare a casa con un lavoro

Dare la possibilità ai migranti provenienti da alcune nazioni dell’Africa occidentale di formarsi nei settori della moda (abbigliamento, tessile, pelletteria) e di rientrare nel loro Paese di origine attraverso i percorsi di rimpatrio volontario assistito con una competenza lavorativa spendibile nella moda etica o nel design locale.

È l’obiettivo – si legge su Redattore Sociale – del partenariato tra la cooperativa sociale Lai-momo di Bologna e l’International Trade Centre (Itc) delle Nazioni Unite, che punta a potenziare la formazione laboratoriale per migranti dell’Africa occidentale in Italia.

“Questo progetto è diverso – spiega Arancha Gonzàlez, direttore generale dell’International Trade Centre – noi lavoriamo nei Paesi in via di sviluppo per creare posti di lavoro attraverso il commercio. La moda muove miliardi di euro e crediamo che una parte possa andare a beneficio di questo sviluppo economico”. “Sono tanti i giovani africani che arrivano in Europa per motivi diversi, guerre, persecuzioni, problemi politici ma anche povertà – continua Gonzàlez –. Cercano una vita migliore, ma oggi in Europa è molto difficile. Molti di loro, se ne avessero la possibilità, tornerebbero nel loro Paese di origine”.

Obiettivo di questo progetto è insegnare ai migranti un mestiere e consentire loro, se lo vogliono, di tornare nei loro Paesi d’origine, nello specifico in Burkina Faso, Mali e Gambia, con una competenza lavorativa specifica.

Inaugurato nel luglio 2016, il Centro formativo di Lama di Reno, frazione di Marzabotto (Bologna) ha visto 18 richiedenti asilo seguire i laboratori nei settori del tessile e della pelletteria. “È un progetto pilota che inizia dall’Italia – spiega ancora Gonzàlez –. Credo ci sia spazio per aiutare centinaia di persone, se funziona avremo creato una maniera diversa per collegare i migranti in Europa con i posti di lavoro nel Sud del mondo”.

Con il progetto europeo, saranno 250 in 4 anni i migranti provenienti dalle tre nazioni africane che avranno la possibilità di formarsi nel centro di Lama di Reno. Gli “studenti” saranno selezionati da tutta Italia in base alla nazionalità, al desiderio di partecipare e alle competenze che già hanno o che hanno interesse a sviluppare. “Crediamo che questo progetto possa essere un modello – commenta Andrea Marchesini Reggiani, presidente della coopeativa Lai-momo –. Obiettivo è il rientro volontario dei migranti formati che, ovviamente, potranno anche scegliere di spendere queste nuove competenze in Italia o in Europa”.

“Questo è un importante progetto per il territorio che concretizza l’impegno per dare ai migranti accolti non solo assistenza ma opportunità e alternative – rimarca il sindaco di Marzabotto, Romano Franchi –. Per affrontare l’immigrazione bisogna creare lavoro, soprattutto nei Paesi di origine: con formazione, la possibilità di rientrare e un lavoro si dà a queste persone la possibilità di avere una qualità della vita diversa da quella che hanno oggi”.

“La migrazione è un dato strutturale e non emergenziale e richiede risposte che non siano episodiche – ha aggiunto Luca Rizzo Nervo, presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria metropolitana di Bologna -. Bisogna fare di più, favorire i percorsi di crescita, sostenere le ambizioni di vita delle persone. Il Polo formativo è un’esperienza importante così come quella del Cas di Lama di Reno: il nostro impegno deve andare in questa direzione”.

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