Una struttura interna complessa e inaccessibile, quella della Terra. Eppure, cercare di capirne la consistenza, le caratteristiche e i componenti, risulta fondamentale per tentare di chiarire, una volta per tutte, le varie tappe dell’origine del nostro pianeta. Teorie già esistenti, a grandi linee, ma, ogni giorno, le infinite ricerche portate avanti dagli scienziati in ogni parte del mondo possono contribuire a fornire elementi sempre più determinanti, al fine di ottenere un quadro via via sempre più completo. E’ questo il caso della rivelazione di un gruppo di studiosi giapponesi della Tohoku University, guidati da Eiji Ohtani, grazie alla quale è stato finalmente possibile stabilire l’identità del terzo elemento costituente del nucleo terrestre, quello solido. Fino ad ora, quello che di certo si sapeva, era che la parte più interna della Terra, per circa l’85%, si compone di ferro, al quale va aggiunta una piccola percentuale di nichel (10%). Ma quale fosse l’elemento “mancante”, il quale avrebbe dovuto coprire il restante 5%, è stato fino adesso un mistero.
Fino a ora, appunto. Come spiegato dal ricercatore nipponico, infatti, “ci sono pochi dubbi sul fatto che, insieme a ferro e nichel, all’interno della Terra vi sia il 5% circa di silicio”. Una scoperta decisamente importante, alla quale si è arrivati ricreando in laboratorio la commistione esatta fra pressione e temperatura vigente nel più remoto dei cerchi concentrici interni del globo e, al contempo, analizzando le onde sismiche che, a seconda dei materiali che incontrano sul loro cammino, subiscono sostanziali variazioni di velocità (le cosiddette “discontinuità” di Mohorovicic). Questo, di fatto, è l’unico modo possibile per poter effettuare tali stime, considerando l’estrema profondità alla quale il nucleo si trova, nonché, come noto, il medesimo sistema che ha consentito di definire quali fossero i primi due componenti.
Il risultato del test, osservando le interruzioni man mano riscontrate nel percorso delle onde verso l’interno, ha così evidenziato come il silicio, fuso nelle leghe ferro-nichel, possa davvero rappresentare il “terzo elemento”. Ma Ohtani non si è fermato qui, lasciando aperte le porte su sviluppi futuri: “Non è da escludere che vi possa essere anche qualche altro elemento”, pur sottolineando come siano necessari ulteriori studi per poter dare una definitiva conferma. Gli esiti della ricerca sono stati divulgati nell’ambito del Fall meeting dell’American geophysical society, di San Francisco.
A ogni modo, al netto di eventuali ulteriori scoperte, un dato importante è già stato ottenuto: pur trattandosi di una piccola percentuale, infatti, l’aver stabilito l’identità del componente misterioso può aprire nuovi scenari nel vasto campo di studio sulla formazione della Terra.