Vita di una redazione online: cercare notizie, darle prima degli altri, inserire parole chiave nel titolo e nel testo per favorire l’indicizzazione del pezzo, combattere con il Seo, pregando che Google e altri motori di ricerca di premino. Perché sul web puoi essere il più “fico” del mondo, raccontare storie di cui nessuno parla, dare notizie esclusive ma se l’asticella delle visualizzazioni non si alza è come se non esistessi.
Poi un giorno trovi una notizia buffa, nel nostro caso la “Festa mondiale dei mancini” che cade il 13 agosto, e la metti dentro. In fondo, pensi, sono anche gli articoli leggeri a fare il giornale. Lo dimostrano Facebook e Twitter, su cui video e foto stupidi o divertenti diventano virali facendo fare la figura del fesso a chi suda sette camice per trovare uno scoop.
Il giorno dopo ti rechi in redazione, saluti i colleghi già arrivati, e accendi il pc. La prima cosa da controllare sono proprio le views di Google Analytics. Di colpo sgrani gli occhi: decine di migliaia di clic proprio sulla notizia dei mancini. Nei giorni successivi il trend non si ferma, anzi continua a crescere vertiginosamente. Mentre tutti gli altri pezzi, quelli in cui parli di scandali, attentati e morti ammazzati, registrano il solito numero di lettori. Quando la “magia” finisce (e l’articolo desta sempre meno interesse) pensi che una cosa del genere non succederà più. Ci riprovi con altri argomenti ma niente. Poi passano alcuni mesi e il pezzo sui mancini torna, miracolosamente, a volare (raggiungendo, fra l’altro, oltre 247 mila like su Facebook). “Ma non l’avevamo messo in agosto?” chiedono, sbigottiti, i tuoi superiori. Vallo a capire internet. Ti stupisce sempre quando meno te lo aspetti.