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FAKE NEWS: COSA SONO E PERCHE’ E’ IMPORTANTE RICONOSCERLE

Circolano in rete con preoccupante facilità, attirano la nostra attenzione, sembrano dare risposte semplici a problemi complessi oppure spiegano dinamiche politiche, economiche e sociali facendo ricorso ad accattivanti teorie complottistiche. Ci seducono, convincono o spaventano e orientano le nostre scelte, comprese quelle elettorali.

Cosa sono

Sono le fake news, cioè le notizie che, secondo la definizione coniata da Melissa Zimdars, docente di comunicazione al Merrimack College di North Andover (Massachusetts), “inventano del tutto le informazioni, disseminano contenuti ingannevoli, distorcono in maniera esagerata le notizie vere”. Un problema divenuto di stringente attualità dopo le ultime elezioni americane, nelle quali il fenomeno, secondo gli analisti, avrebbe avuto un impatto determinante nell’affossamento di Hillary Clinton e la conseguente ascesa di Donald Trump. Ma anche dall’analisi della “socialsfera”, nella quale le bufale online proliferano, raggiungendo un numero indeterminato di utenti.

L’impatto sul giornalismo online

Ed è proprio l’estrema viralità di questi contenuti che ha portato a un’ampia mobilitazione degli operatori della comunicazione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica (specie quella meno attenta) sul tema. Se le notizie false di per sé, infatti, non sono un’invenzione dell’ultimo decennio – basta leggere l’articolo “The True History of Fake News” dello studioso Robert Darnton per rendersene conto – ciò che ha cambiato l’atteggiamento nei loro confronti è il problema della diffusione. La rivoluzione digitale ha trasformato il giornalismo. Un tempo si diceva che i quotidiani il giorno dopo la loro stampa “erano buoni per incartare il pesce“. Oggi non è più così. una notizia pubblicata sul web vi resta fino a quando non venga rimossa. Non solo: i bassi costi, l’estrema semplicità con cui è possibile aprire un blog e la viralità assicurata dai social network, rendono internet l’ambiente ideale per chiunque voglia recapitare a un pubblico vasto un messaggio distorto. A ciò si aggiungono le modalità di pubblicazione dei motori di ricerca. Google News, ad esempio, utilizza formule omogenee, sia che si tratti di portali autorevoli, sia se a proporre una notizia è un sito sconosciuto. Non viene, in sostanza, premiata solo l’affidabilità del contenuto ma anche aspetti come titoli sensazionalistici, foto a effetto e ricerche per parole associate.

Cui prodest?

Ma qual è l’obiettivo di chi inventa bufale? Ce ne sono almeno due, non sempre alternativi. Innanzitutto ce n’è uno economico. Le fake news, infatti, per come sono strutturate, attirano clic, consentendo (grazie a un sistema di redirect da un sito all’altro) ai gestori di incassare lauti guadagni con i banner posizionati o che vengono aperti, spesso inconsapevolmente, dai lettori. Poi c’è un fine politico. Veicolare facili e immotivati allarmismi riguardanti temi come la salute, le crisi economiche e i migranti fa crescere, in termini di popolarità, quei partiti che si fanno propugnatori di misure drastiche per farvi fronte. In Italia, recentemente, ha fatto molto discutere il caso di un sito web che diffondeva informazioni false in chiave politica. Due diverse inchieste hanno chiarito che quel portale faceva parte di un più vasto insieme di realtà simili riconducibile a una società con sede in Bulgaria, gestita da italiani. Un’analisi pubblicata qualche tempo fa dal Socialpolitico.it ha dimostrato che, ad esempio, la pubblicazione di bufale riguardanti presunte connessioni tra immigrati e aumento della criminalità, ad opera di portali riconducibili alla destra radicale, riscuote notevole successo in rete, facendo crescere la paura e generando un clima d’intolleranza nei confronti degli stranieri.

Saperle riconoscere

Passiamo ora in rassegna alcuni metodi per riconoscere l’informazione spazzatura e starne alla larga. Occhio, innanzitutto, alla fonte. Spesso questi portali scelgono nomi simili a quelli di giornali autorevoli per indurre il lettore in inganno (Rebubblica, Il Fatto Quotidaino, La Gazzetta della Sera, Il Messaggio ecc). Questo è il metodo d’individuazione più semplice, basta fare attenzione all’url del sito che si va ad aprire. E’ poi importante controllare la sezione “Chi siamo”. I più onesti di questi blog dicono chiaramente che si tratta di satira. Se la notizia riporta dichiarazioni sospette di un personaggio noto è sempre bene fare un check, associando su Google la stessa frase alla persona cui è riferita per verificare se è riportata da altre testate. Un altro metodo è quello che consiste nel controllare se il link postato conduce effettivamente al sito indicato. Molte di queste realtà fanno rimbalzare, infatti, da un portale all’altro per accalappiare più clic possibili. Fare un ricerca inversa per immagini su Google consente di verificare se una foto sia stata pubblicata da altri portali e se riguardi veramente la notizia che ci interessa.

Le iniziative

Mantenere alta la soglia di attenzione non è però sufficiente per combattere un fenomeno dilagante. Per questo social network, colossi del web e governi stanno mettendo a punto misure per contrastare le fake news. Facebook si è rivolto agli utenti, chiedendo di segnalare tempestivamente le bufale e chi le produce. Google, invece, ha deciso di colpire le realtà che guadagnano alle sue spalle (con il metodo dei clic) bloccando i propri banner posizionati all’interno dei blog sospetti. Alcuni Paesi, come la Germania, vogliono introdurre multe salatissime (fino a 50 milioni). Nel frattempo il metodo più sicuro per contrastare le fake news è quello di rivolgersi a siti di factcheking, che verificano in modo documentato la veridicità degli articoli pubblicati.

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