La Croce Rossa che nei Paesi del Medio Oriente è chiamata Mezzaluna Rossa è un segno concreto di neutralità nelle terre dilaniate dai conflitti, come per la Siria. Qui, in 4 anni di guerra hanno perso la vita 48 volontari. Sono morti facendo il loro lavoro, senza che la notizia destasse più di tanto l’interesse del mondo e sebbene vige la regola del “non sparare sulla Croce Rossa” sembra che negli attuali conflitti questa basilare regola non venga rispettata.
Francesco Rocca, vicepresidente della Federazione Internazionale della CR e di Mezzaluna Rossa, ha voluto esprimere il suo dolore per quanto accaduto, lasciando spazio anche alla denuncia”Dietro a quelle divise e a quei numeri ci sono delle storie e dietro a questo stillicidio poi non c’è ‘solo’ la morte dei nostri operatori e dei nostri volontari. Non è ‘solo’ il sacrificio di qualche vita umana. Per favore non chiamiamoli angeli né eroi. Non significa ‘solo’ la distruzione dei presidi sanitari di Idlib e Yarmouk, oggi miraggi in quella desolazione, ma vuol dire anche la sospensione degli aiuti”.
Il portavoce dell’organizzazione sanitaria ha voluto riportare l’attenzione sulla situazione che oggi si vive in queste terre abbandonate, provocando le istituzione e i governi affinché si rendano conto dell’emergenza umanitaria nei Paesi del Medio Oriente: “Qual è allora l’intento? Vogliamo isolare ancora di più le comunità? Vogliamo lasciare sempre più soli altri esseri umani senza nemmeno quel salvagente che fino a oggi ha concesso al Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa di raggiungere 3,5 milioni di persone ogni mese in Siria? Le regole sono saltate, lo abbiamo detto da subito. Sul campo spesso si contendono combattenti non regolari che non consentono un accesso umanitario. Dico basta a questo silenzio. Ora basta assistere a un massacro simile restando impotenti. Mi appello a tutti, alla Comunità Internazionale, alle Autorità Governative e all’opinione pubblica”.