Dalla poesia all’astronomia, in tanti hanno provato a confrontarsi con la notturna bellezza della Luna ma, da qui a concepire la possibilità di inquadrarla come “meta turistica” ce ne passa. Certo è che il suo fascino ha sempre stuzzicato la fantasia dell’uomo: un pensierino ottocentesco ce lo aveva fatto Jules Verne, con il suo romanzo “De la Terre à la lune”, edito nel 1865; poi era stato un artista altrettanto visionario come Georges Méliès, nel 1902, a ipotizzare il lancio di un razzo sulla superficie del satellite, atterraggio compreso (con tanto di schianto nel suo occhio), riportato nella pellicola cinematografica “Le Voyage dans la lune”. Infine, l’uomo ci è riuscito: nel 1969, da Cape Canaveral, la partenza della missione Apollo 11, il conseguente sbarco di Neil Armstrong e Buzz Aldrin e la successiva “moonwalk”, la prima della storia dell’umanità, sul terreno della Luna. Non servirebbe tornare ulteriormente indietro per rilevare come, fin dai tempi più antichi, il nostro “irraggiungibile” satellite abbia affascinato, incuriosito, incantato e influito sul modo di pensare dei nostri antenati, tra attribuzioni divine e primi tentativi di caprine la natura. E, probabilmente, è vero che a più di qualcuno piacerebbe avere la possibilità di fare un giretto nella sua orbita, se non altro per avere la possibilità di godere dello spettacolo della Terra “vista da fuori”.
Il progetto
E in effetti qualcuno ci ha pensato, e non da un giorno. Si tratta dell’eccentrico miliardario sudafricano Elon Musk, fondatore delle società Tesla e Space X, il quale ha annunciato che, nel 2018, invierà i primi due “turisti spaziali” a girovagare nei pressi dell’astro, specificando come questi abbiano già lasciato un “deposito significativo”, non sbilanciandosi però ulteriormente sui costi (il quale sembrerebbe essere vicino a quello di una normale missione). L’annuncio si inserisce nel contesto del turismo oltre atmosfera e, in qualche modo, ne rappresenta una sostanziale accelerata. E, conseguentemente, aumentano i dubbi e le preoccupazioni ad esso legate, aprendo più di un dibattito sulla correttezza o meno di questa scelta. Qualcuno apprezza, sostenendo come i tempi siano maturi per allargare il raggio d’azione dei veicoli spaziali anche al turismo; qualcun’altro, invece, ci va più cauto, mettendo in evidenza la presenza ancora cospicua di rischi e incertezze riguardo agli esiti, nonché specificando come, per sostenere un viaggio “turistico” nello spazio, siano necessari esami medici, adeguatezza fisica e preparazione psicologica (il percorso richiede infatti una settimana e ben 680 mila chilometri da percorrere).
Dalla Luna… alla Terra
Musk, però, ha le idee chiare e non chiude a nessun tipo di supporto o concorrenza: “Siamo a favore di qualsiasi cosa favorisca l’esplorazione dello spazio. Quello che è importante è avanzare l’esplorazione e superare quanto raggiunto dal programma Apollo nel 1969, e avere un futuro nello spazio che possa ispirare”. Di sicuro, l’idea di un’umanità in grado di andare e tornare dal satellite terrestre resta senza dubbio un’ipotesi affascinante. Da un lato, però, continua a sopravvivere quell’altrettanto fascinoso senso di un confronto continuo con l’ignoto e l’irraggiungibile, al quale si cerca di dare un’interpretazione che va oltre la mera concezione turistica. E, magari proprio per la sua “vicina lontananza”, la Luna ha in un certo senso incarnato, nei secoli, questa visione. D’altronde, però, i tempi vanno avanti e le frontiere dell’esplorazione si sono inevitabilmente allargate. Certo, prima di osservare la Terra da fuori, sarebbe il caso di guardare un po’ meglio cosa c’è sulla sua superficie…