Sveglia presto, indossare il grembiule, l’ansia del compito di matematica… Da poco circa 8 milioni di studenti in tutta Italia hanno ripreso quella che in molti considerano una vera e proprio “tortura”: la scuola. Quando si è tra i banchi, in effetti, le interrogazioni, i compiti a casa e delle verifiche in classe somigliano di più ad un girone infernale. Ma crescendo, a distanza di anni, quando si è adulti e la scuola è solo un lontano ricordo, questa idea cambia. Di quella “tortura” si rivaluta praticamente tutto, fino a diventare un ricordo positivo. E’ quanto afferma Doxa, società indipendente di ricerca e analisi di mercato, che pubblica sul suo sito una ricerca secondo cui solo il 3,5% ha detto che ha un ricordo negativo delle scuole elementari, percentuale che sale di un punto e arriva al 4,5% se si parla delle medie e superiori.
I ricordi più belli? Alle elementari
Un fatto curioso è che oggi la percezione negativa è in generale inferiore rispetto a quanto registrato 25 anni fa. Nel 1992, sostiene Doxa, l’incidenza dei cattivi ricordi era infatti il doppio, o quasi. Soprattutto per elementari e medie dove si attestava sul 6%. “Quasi 9 Italiani su 10 (87%) – si legge sul sito della società di ricerca – ne hanno un ricordo complessivo (legato sia ai compagni che agli insegnanti) positivo (ottimo o buono) e migliore rispetto a quello rilevato nel 1992, quando i ricordi positivi riferiti alla scuola elementare erano risultati il 75%. I buoni ricordi sono più presenti fra i giovani di 15-34 anni (94%, contro l’83% degli over 55). Passando alla scuola media, prevalgono ancora di gran lunga i ricordi positivi (83%) seppure in misura inferiore rispetto alle elementari. Anche in questo caso si registra un incremento significativo dei ricordi positivi rispetto al 1992 (+11%). Per quel che concerne le scuole superiori poi i ricordi positivi risultano l’83%, in lieve crescita rispetto a 25 anni fa (76%)”.
Una scuola di vita
Quello che fa riflettere sono le risposte degli intervistati, e l’importanza che ciascuno di essi ha attribuito alla scuola nella formazione della propria personalità. “Fondamentale risulta essere stato soprattutto l’apporto delle scuole superiori giudicate dall’88% del campione molto rilevanti – prosegue Doxa -. Seguono le elementari con l’85% di risposte positive. Un po’ meno incisive, a quanto pare, sono giudicate le medie il cui apporto si attesta sull’81%. Come le valutazioni dei ricordi, anche le opinioni sull’importanza del contributo delle varie scuole sono tutte in crescita rispetto a quelle rilevate nel 1992: addirittura +20% per le elementari, +13% per le medie e +11% per le superiori. Scorrendo le fasce d’età degli intervistati 2017 poi colpisce il fatto che oltre la metà dei 35-54enni reputa le elementari le scuole più formative. Al contrario dei 15-34enni, i mitici millennials, che scommettono tutto sulle superiori. E in questo fanno il paio con i baby boomers, ossia gli over 55, anche essi più affezionati proprio alle superiori percepite quali «scuola di vita» vera e propria”.
Lingue straniere, incubo degli studenti
Dal punto di vista del rendimento scolastico, invece, ci sono svariate note dolenti. Il vero incubo degli studenti sono le lingue straniere. “Con il 49% del totale campione che ammette una performance non proprio impeccabile. Si salvano solo i 15-34enni che in due casi su tre si ritengono invece più che soddisfatti”. Italiano e materie letterarie restano le preferite di tutti con rendimenti record, in particolare alle medie. Meno entusiastiche le risposte fronte matematica e materie scientifiche. Per tutte le materie si registra rispetto al 1992 ancora una volta un aumento delle quote di giudizi positivi di oltre 20 punti percentuali.