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DISCOTECHE DA ECSTASY

Nei meandri delle discoteche le mani s’incrociano sotto il tavolo di un privée, nei bagni o tra la calca. Soldi da una parte e lei, la droga nelle sue mille e letali derivazioni, dall’altra. Di sottofondo il deejay suona la musica giusta: hardcore, elettronica, house o tribal. Un ritmo frenetico, incessante che dalle orecchie arriva alle gambe. Ma non basta. Per muoversi, ballare, divincolarsi tra centinaia di corpi c’è bisogno di altro. Basta un gesto: la pillola mandata giù con un long drink o un distillato. La fragile capsula si disintegra con gli acidi gastrici e libera il suo potenziale chimico che il sangue porta in circolo per il nostro corpo: cervello, cuore, organi interni. Il ritmo cardiaco si fa più forte, le pupille si dilatano, i freni inibitori si azzerano. E’ lo sballo: l’illusoria felicità che decine di giovani cercano negli stupefacenti da discoteca. Una pistola con un solo proiettile puntata alla tempia che assume le fattezze meno minacciose di una pasticca colorata.

Il tutto mentre alcuni gestori, troppo spesso si voltano dall’altra parte, o, peggio, fanno finta di non vedere o non sapere quanto avviene nei loro locali. Un omaggio alla più cinica e ipocrita delle frasi fatte: “Lo spettacolo deve andare avanti”. Soprattutto se ingrassa il portafoglio. E pazienza se ogni tanto qualcuno ci lascia le penne: i ragazzi, ingenui e deboli, sono solo merci private di ogni dignità. Prodotti da tentare e invogliare con la cultura del facile, cui viene inculcata l’idea che ogni cosa ha un prezzo: il sesso, il divertimento, persino i rapporti interpersonali.

Invece di mettere al centro del dibattito pubblico la morte di un ragazzo, l’alzata di scudi è stata per difendere l’apertura delle discoteche. Che invece avrebbero dovuto chiudere tutte per lutto, almeno un giorno. Ma la vita umana oggi sembra aver perso valore…

Una deriva sociale di cui sa qualcosa la famiglia di Lamberto Lucaccioni, il sedicenne di Città di Castello stroncato durante una serata al “Cocoricò” di Rimini. Ennesima vittima sacrificata sull’altare di una società che vende miti di plastica, divi da copertina e insegna la cultura del facile. A ucciderlo, prima ancora che l’Ecstasy, la più diffusa tra le droghe da discoteca, è stata la facilità con la quale questo mercato immondo viene permesso. Solitamente è venduta sotto forma di compresse colorate, con nomi e disegni originali. Tra gli effetti ci sono ipertensione, accelerazione del battito cardiaco, dilatazione delle pupille, temporaneo incremento dell’energia dell’individuo e riduzione dell’appetito. Risulta molto pericolosa anche per i disturbi dello stato di vigilanza che molto spesso è responsabile della triste serie di incidenti stradali che si verificano nelle ore notturne del fine settimana.

Oltre all’Ecstasy, nella famiglie delle anfetamine, c’è lo Speed. Si può ingoiare, sniffare o iniettare e, a seconda della modalità scelta, si fa sentire più o meno velocemente. Può determinare, specie se si consuma insieme all’alcol, stati aggressivi e rabbiosi. Genera aumento della frequenza cardiaca e della temperatura corporea, che può arrivare addirittura a 41 gradi, con conseguenze gravissime, come il coma e la morte. Ci sono poi tremori, mal di testa, disturbi del sonno e depressione che si associa al desiderio di averne ancora. Alla lunga può rovinare gli organi interni e portare a emorragie interne, comprese quelle cerebrali.

Particolarmente pericolosa è la ketamina, un farmaco anestetico che, se assunto con dosaggi inferiori rispetto a quelli usati in ambito chirurgico e medico determina una sorta di distacco fra mente e corpo. Una bomba sganciata sul nostro sistema nervoso centrale. Di solito si inietta ma può essere anche ingoiata sotto forma di pillole. Il tossicodipendente avverte un leggero senso di euforia, limitazione delle percezioni sensoriali – comprese le allucinazioni – vertigini, torpore degli arti inferiori e difficoltà nel coordinamento motorio. Anche qui il rischio overdose è dietro l’angolo: assumere troppa ketamina porta arresti cardiocircolatori e respiratori che, se non presi in tempo, conducono al decesso.

Meno diffusa nelle discoteche commerciali, ma ancora in voga nei rave party, è l’Lsd. Si tratta del più potente allucinogeno conosciuto. Si presenta sotto forma di pastiglie, di piccoli francobolli e di zollette di zucchero. Gli effetti dell’assunzione portano all’intensificazione delle esperienze sensoriali quali il colore, il suono e il tatto, allucinazioni, visive ed uditive, errata percezione del tempo e dello spazio. Segni di intossicazione sono pupille dilatate e tremori. I rischi per la salute si riferiscono alla neurotossicità e al cosiddetto fenomeno del flash-back cioè alla ripetizione delle allucinazioni senza nuove assunzioni. La morte può arrivare direttamente, a causa della tossicità della sostanza specie se assunta per lunghi periodi, o indirettamente per via dei suoi effetti. Molti consumatori di Lsd si sono lanciati nel vuoto perché convinti di poter volare o si sono schiantati con la propria auto in quanto convinti di vedere ostacoli inesistenti in strada.

Le forze dell’ordine consigliano alle famiglie di monitorare con attenzione lo stato fisico e mentale dei propri figli quando tornano da una serata in discoteca. Sintomi come lentezza nel ragionamento, euforia immotivata, sonnolenza, torpore, annebbiamento mentale, incapacità di stare fermi, pupille ristrette o dilatate possono essere segno del consumo di droga. L’intervento deve essere tempestivo e mirato a evitare l’assunzione di nuove dosi. I Carabinieri, in particolare, invitano a contattare quanto prima un medico o un altro esperto del settore per avviare, eventualmente, un percorso di disintossicazione. E chiedono ai genitori di stare vicini ai propri ragazzi, ascoltandoli, dedicando loro tempo, riorganizzando la vita della famiglia. Per fargli capire che la vita è più importante della trasgressione di una notte. E che il divertimento, quello vero, nasce da rapporti sani. Lontano da un’estasi che uccide.

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