DIRITTI DELL’UOMO, QUELLA “BOLLA” DI PAOLO III

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Riguardo alla ricorrenza dei 226 anni dalla emanazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei cittadini, vanno dette alcune cose. Senza nulla togliere all’importanza storica e sociale della citata Dichiarazione che si inspira agli ideali della rivoluzione americana, quei principi, citati in modo molto più generale e non articolato, hanno origini ben più antiche. Mi riferisco alla Bolla “Veritas Ipse” del 9 giugno 1537 emanata da Papa Paolo III.

Il documento è rivoluzionario per i suoi tempi e prendendo come spunto gli indios è destinato a tutte le genti, anche non Cristiane, dichiara appunto “che ognuno ha diritto alla propria libertà ed al dominio sulle loro cose; libertà e dominio che possono usare, possedere e godere, liberamente e lecitamente……”, chiaramente ci sono inviti anche all’evangelizzazione ma solo attraverso la Parola e l’esempio di vita Cristiana.

Libertà e proprietà privata, quindi, con l’unico limite della liceità e non, come nella Dichiarazione, dell’utilità comune. La Bolla va oltre, infatti riconosce il diritto alla libertà ed alla proprietà privata e, a differenza della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, abolisce la Schiavitù ed è rivolta a tutte le persone del creato, e scrivendo al vescovo di Toledo, nel maggio dello stesso anno, Paolo prescrive come sanzione la scomunica che invece non compare nella Bolla.  Poi che le buone intenzioni di dette dichiarazioni in pratica non sortiscano gli effetti voluti… beh, questo è un altro discorso.

In conclusione: se non fosse per i riferimenti a Cristo o all’evangelizzazione, il documento potrebbe essere stato redatto da un qualunque abolizionista invece che da un Papa e oserei quindi affermare che il primo documento sui diritti dell’uomo ha compiuto 478 anni e non solo 226.  Purtroppo nessuno ricorda la Bolla o meglio solo gli “addetti ai lavori” (e non tutti);  perché non se ne parla nei libri di storia o di religione?.

 

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