È chiamata “prova regina” e servirebbe ad inchiodare definitivamente Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio. Secondo le ultime indagini effettuate dai Ris dei Carabinieri, alcune fibre rinvenute sui vestiti della ginnasta tredicenne – rapita e poi uccisa nel bergamasco – corrisponderebbero al tessuto dei sedili del furgone del presunto assassino. Un indizio che complica la situazione del muratore, in carcere dallo scorso 16 giugno, il quale recentemente aveva visto respingere dal gip di Bergamo la sua richiesta di scarcerazione.
“Ancora una volta mi trovo a commentare perizie di cui non ho neppure l’atto di avvenuto deposito e di nuovo ho la sensazione che tutto viene letto contro Bossetti – ha dichiarato Claudio Salvagni, legale del muratore 44enne – Un conto è capire se c’è una compatibilità su quanto trovato sui leggings della vittima e il materiale presente sul furgone di Bossetti, un altro è dire che è compatibile con un tipo di tappezzeria di serie che, in quel caso, indicherebbe solo un modello di furgone. Tutto viene letto contro il mio assistito: ci difenderemo a processo”.
Mentre per la Procura il caso sembra ormai avviarsi alla sua conclusione, l’avvocato Salvagni si prepara a presentare un nuovo appello al Tribunale del riesame dopo la bocciatura bis del gip di Bergamo e all’udienza alla Suprema Corte di Cassazione fissata per il prossimo 25 febbraio per una nuova richiesta di scarcerazione.