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Dallo stadio si alza il grido “Dortmund, Dortmund”. Ma a cantarlo sono i tifosi del Monaco

I valori dello sport che, per una volta, riescono a sconfiggere le ombre dell’odio e del terrore. Questo è quello che è accaduto al Signal Iduna Park, l’impianto sportivo casa del Borussia Dortmund che, nella serata del 12 aprile, ha ospitato il recupero del match di Champions League fra la squadra della Vestfalia e i francesi del Monaco, rinviato dopo l’attacco messo in atto contro il pullman che trasportava i giocatori tedeschi allo stadio. Tre esplosioni, costate il ferimento di un poliziotto e la frattura del radio per il giocatore spagnolo Marc Bartra, colpito da alcune schegge di vetro schizzate all’interno della vettura. Un atto sul quale si stanno via via allungando gli aloni oscuri del terrorismo e che, per alcune ore, ha gettato nella paura l’Europa intera, costretta a fare i conti con un odio scellerato capace di penetrare anche nella quotidiana familiarità di un evento sportivo.

Eppure, già nelle ore successive all’attacco, la solidarietà propria del mondo dello sport ha fatto sentire la propria voce, con i tifosi del Borussia Dortmund che si sono prodigati a ospitare i “rivali” del Monaco costretti a sostare in Germania una notte in più. Una rete di collaborazione che ha viaggiato sui sentieri della rete, per diffondersi e contribuire a rendere meno dolorosi i contorni della vicenda. Un favore che, proprio all’interno dell’ex Westfalenstadion, è stato in un certo senso restituito dai tifosi del Principato: subito dopo aver saputo del rinvio e di quanto accaduto, in un momento di commozione e sportività ai massimi livelli, gli ospiti hanno intonato a una voce il nome della squadra tedesca, contro la quale si apprestavano a disputare un importantissimo quarto di finale della massima competizione calcistica del continente.

Un coro di supporto morale e riconoscenza che, in un contesto nel quale i canti dei supporter sono spesso interpretati come segno di divisione, avvicina in modo indiscutibile le due tifoserie nel nome del comune amore per il gioco del calcio. E che, naturalmente, agisce come una sorta di antidoto contro i retaggi del male e della follia, sconfitti, almeno per una sera, dalle intonazioni “da stadio”, da motivetti fatti di rispetto e solidarietà. Ossia, quegli ingredienti necessari che, in qualche modo, ci consentono ancora di sperare in una vittoria sul difficile campo del terrore. Ricordandoci al tempo stesso che l’unione e l’aiuto vicendevole, mai come ora, fanno davvero la differenza.

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