Non è solo un’impresa sportiva. E nemmeno una sfida con la natura. È un soffio di speranza e un messaggio positivo ai giovani tunisini, per incoraggiarli a lavorare duro e non mollare mai. Ha bussato a tutte le porte possibili per ottenere il supporto necessario che gli ha permesso di fare questa salita che costa tanti di soldi e impegna allo spasimo fisicamente ed emotivamente.
Si chiama Tahar Manai, e a 27 anni è il primo tunisino ad aver scalato l’Everest. Ci aveva già provato nell’aprile del 2015 ma aveva dovuto interrompere la scalata a causa del terremoto che causò 8.900 morti in Nepal. L’economia della Tunisia si trova oggi in seria difficoltà dall’inizio della rivoluzione della primavera araba nel 2011. Nel 2015, il Paese è stato colpito da attacchi terroristici che hanno sconvolto i flussi turistici ed esacerbato il suo già debole equilibrio fiscale e la posizione nei crediti.
Una mano per risollevare il Paese è arrivata dal Vecchio Continente: un prestito di 500 milioni di euro alla Tunisia, effettuato a condizioni favorevoli, per aiutarla a ridurre il suo debito estero e consolidare i propri meccanismi democratici, è stato infatti approvato dal Parlamento europeo. Per avere accesso al credito, la Tunisia dovrà firmare un memorandum di intenti con la Commissione europea, impegnandosi a realizzare riforme strutturali e a perseguire una sana gestione delle finanze pubbliche. Inoltre, la Tunisia dovrà garantire il rispetto dei meccanismi democratici, dello Stato di diritto e dei diritti umani, sotto la supervisione dell’Ue. Una volta realizzato tali condizioni, la Tunisia potrà usufruire del prestito per un periodo di due anni e mezzo.
Insomma, una “montagna da scalare”, come quella che ha affrontato Tahar; ma una sfida che è possibile vincere, come ha fatto lui, che è diventato un esempio per la sua gente.
“Il momento il più difficile – ha raccontato Tahar a Radio Bullets – è stato quando mi si è rotta la maschera dell’ossigeno. È stato un attimo in cui serviva molta calma e metodo per trovare una soluzione, ma purtroppo non c’era soluzione se non scendere o trovare un’altra maschera. Per fortuna lo sherpa che saliva con noi mi ha voluto dare la sua e lui è tornato giù”.
“Non hai mai pensato di abbandonare tutto?” gli ha chiesto Leila Ben Salah… “No mai. Neanche l’anno scorso e nemmeno quest’anno che non avevo sponsor, non ho mai pensato di abbandonare. Quando mi fisso uno scopo, so che incontrerò parecchi ostacoli, ma ho degli obiettivi ed è importante non abbandonare mai. Il messaggio è quello di arrivare, lavorare duro e non abbandonare mai. Se abbandonassi il mio messaggio sarebbe senza senso”.
Tutta la Tunisia lo vede come un modello da imitare. “Non mi aspettavo che le persone fossero così fiere. L’alpinismo in Tunisia è qualcosa di nuovo, non esiste. È solo da qualche anno che le persone fanno scalate, ma l’alpinismo come lo pratico io è nuovo. Ci saranno una o due persone che lo praticano, che io conosca, veramente molto poche. Dunque, quando ho visto la gente che mi ha inviato i messaggi sulla mia pagina Facebook sono completamente impazzito di gioia e sono stato veramente toccato da questi messaggi”.
Devi ringraziare qualcuno per il tuo risultato? “Questa scalata fisicamente l’ho fatta da solo, ma senza la gente che mi stava intorno, senza chi ha creduto nel nostro progetto e senza chi mi ha aiutato e mi ha prestato i soldi, tutto questo sarebbe stato impossibile. Perfino nell’avventura più solitaria c’è sempre chi crede nel progetto, chi mi incoraggia e tutti i tunisini per cui mi sono battuto, mi sono voluto battere e continuerò a battermi per mostrare che anche le cose che delle volte sembrano le più folli sono realizzabili”.
“La prossima sfida”? ha chiesto ancora Leila. “Di rappresentare la Tunisia sulle sette cime più alte del mondo. Abbiamo il Denali nell’America de Nord, l’Aconcagua nell’America del Sud che ho già scalato, l’Elbrus per l’Europa e l’Everest per l’Asia che ho già fatto. E poi il Carstensz in Oceania, il Kilimanjaro in Africa e il Vinson in Antartide che mi restano da fare. Quindi ne ho scalati tre e me ne restano quattro. L’idea è di rappresentare la Tunisia sulle cime più alte del mondo e di portare la bandiera tunisina in vetta e ovviamente anche valorizzare l’immagine della Tunisia e dello sport a livello internazionale”. Tahar non si ferma, la Tunisia intera prova a stargli dietro.