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​Dal garage di Jobs​ a quello di Renzi

marmo_raffaele-150x150Il garage è ormai il luogo iconico del capitalismo delle start up. E’ in un bugigattolo californiano che Steve Jobs fondò la Apple e lì diede avvio all’avventura leggendaria della Mela. E’ invece la stanza di un motel di Albuquerque nel New Mexico – assai prossima al garage – la location dove Bill Gates co-fondò la Microsoft e dove lui, Paul Allen e un paio di junior cominciarono a girare il film da Oscar di un’altra incredibile impresa.
Si capisce bene, dunque, perché Matteo Renzi, da sempre appassionato di internet e social, si sia ispirato al garage per la scenografia dell’ultima Leopolda 5. Peccato, però, che tra il «suo» garage, quello di Jobs e il motel di Bill ci sia un mostro che nessuno, neanche il premier, è riuscito, per ora, a castigare: la burocrazia italiana, con le sue regole astruse, i suoi riti iniziatici, le sue onnipotenze scriteriate, i suoi mille e mille azzeccagarbugli.

Solo qualche esempio minimo, ma calzante. Da qualche anno i politici italiani non fanno altro che parlare di giovani & start up e, per l’occasione, aggiungono – anche nei testi di legge – «innovative», come se potesse mai esistere una start up «non innovativa». Ebbene, se si prova a leggere i bandi dedicati a sostenere questo tipo di impresa, ci si rende conto di quale girone infernale i burocrati nostrani siano stati capaci di creare. Lasciamo perdere la quantità di carta pretesa: ma non eravamo entrati nell’era della Pa digitale che non ha bisogno di chiedere quello che già sa?

Superiamo anche il dettaglio – si fa per dire – dei tempi tra la domanda e la risposta: nel frattempo in qualsiasi altro Paese sono nate già duemila start up e hanno già messo in produzione l’idea del giovane di casa nostra. Ma non possiamo andare davvero oltre quando leggiamo che si chiede di descrivere l’ufficio o la sede operativa della società. E di raccontare l’esperienza dei promotori del progetto. Ma quale ufficio, sede operativa, esperienza possono mai avere giovani magari appena usciti dall’università con un’idea geniale in testa? Quale esperienza avevano Jobs e Gates quando smanettavano nel garage o nella stanza del motel? Di sicuro, i due eroi non avrebbero neanche lontanamente potuto compilare la domanda – solo italiana – per dar vita alle loro start up. A pena di non ritrovarsi gli ispettori del lavoro, quelli delle Asl, quelli dell’Inps, dell’Inail e di chissà quale altro ente a caccia di irregolarità nel garage, «certamente non a norma».

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