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Da Machu Picchu lo spettro della catastrofe ambientale

Il globo terrestre desertificato, raso al suolo o sommerso dalle acque e dai ghiacci. Lo scenario è quello di dozzine di pellicole che si susseguono ormai da anni, nelle quali il nostro Pianeta rischia di scomparire o di rimanere privo di forme di vita e le cui sorti sono evitate per un soffio dall’eroe di turno che tutto solo salva il mondo dalla sua fine. Fantascienza? Purtroppo di fantascientifico ci sono solo gli effetti speciali al cinema e il supereroe, ma la catastrofe ambientale è reale. Gli scienziati non hanno mai cessato per un solo minuto di gridare l’allarme generato dal buco dell’ozono, dal surriscaldamento del pianeta e da ogni altra azione umana che ha provocato la distruzione del delicato equilibrio climatico. Gli studiosi non profetizzano cataclismi futuri, ma sottolineano che questa autodistruzione sta già avvenendo giorno dopo giorno sotto i nostri occhi e per mano nostra.

I mutamenti del clima minacciano zone incontaminate come Machu Picchu, patrimonio dell’umanità dal 1983. Le prospettive apocalittiche annunciano due scenari opposti: la siccità che genera incendi da un lato e il rischio di eccessive inondazioni in grado di sommergere aree protette, dall’altro . Marcos Pastor, consigliere tecnico per l’Agenzia nazionale per le aree protette dichiara:” durante la stagione delle piogge cadono 2.000 millimetri di acqua, che è già molto. Immaginatevi due metri d’acqua. E immaginatevi se dovessero raddoppiare o triplicare. Tutto finirebbe sommerso dall’acqua”. Proprio il mese scorso Lima ha ospitato la sede della conferenza Onu per la prevenzione del disastro climatico con l’adesione di tutti i paesi, persino India e Cina che si spera adotteranno misure concrete e immediate per portare nei limiti stabiliti la soglia climatica.

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