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“COSI’ SONO GUARITA”. LOURDES, LA STORIA DI UN VERO MIRACOLO

Un santo diceva che per credere gli bastavano i miracoli del Vangelo, sebbene i prodigi si ripetano anche oggi. Una prova vivente del fatto che, come ripete il salmo, “non si è accorciata la mano del Signore”, è Elisa Aloi. Nata 85 anni fa a Patti, in provincia di Messina, è stata miracolata a Lourdes. La sua guarigione, avvenuta nel 1958, fu ufficialmente riconosciuta come prodigiosa nel 1965 dall’arcivescovo di Messina mons. Fasola. In occasione della XXV Giornata del Malato, che si celebra in forma solenne proprio a Lourdes, Elisa Aloi accetta di raccontare la sua storia in esclusiva a In Terris. Da quasi tre mesi è ricoverata in ospedale per la frattura di un femore ma risponde con grande lucidità al telefono.

Quando ha scoperto la sua malattia?

Ero una ragazza di 14 anni, mi ricoverarono perché mi era suppurato un ginocchio. Non conoscevo la gravità della malattia, volevano addirittura tagliarmi la gamba. E’ stato mio fratello, più grande di me, che si è opposto, proviamo altro disse. Hanno dovuto incidere da una parte all’altra del ginocchio e da lì nacque tutto questo trambusto. Poi il pus salì nella gamba e formò questa tubercolosi ossea. Che oggi potremmo definire malattia delle ossa per essere più eleganti…

Quando ha deciso di andare a Lourdes?

In realtà ci sono andata per caso. Ero ricoverata a Palermo e quindi non avevo molte amicizie, dovevo stare sola nella stanza perché la gamba mandava cattivo odore. E non facevo altro che scrivere, trovavo l’indirizzo di un prete, di una chiesa, di un’associazione, comunque cose religiose e scrivevo… Un giorno mi capitò sotto mano, e quello è stata la Madonna che me l’ha mandato, l’indirizzo di un prete di Roma, un gesuita. Questo sacerdote venne a Palermo e venne a conoscermi. Così nacque una relazione epistolare, ci telefonavamo ogni tanto, anche se non avevamo i telefonini come oggi. Di tanto in tanto veniva a Palermo a trovarmi e mi fece conoscere i Volontari della Sofferenza di Roma, di cui poi feci parte anch’io. Questi, vedendo che ero così giovane, ritennero opportuno farmi partecipare a un convegno di tre giorni che si teneva a Roma col Papa. Così andai. Poi il presidente della sezione di Palermo pensò di farmi andare a Lourdes. Mi chiese se la conoscevo… Io nemmeno il nome conoscevo, non avevo mai letto la storia di Lourdes. Da Palermo loro si sono interessati per farmi partire con l’Unitalsi.

Cosa ha provato al suo arrivo?

Quando vedo tutti quei malati, nonostante io fossi una di quelle… si può dire gravi, dico “Madonna mia quello che c’è… allora io in confronto sto bene…”. Assistemmo alle funzioni, poi tornai in Sicilia. Volli tornare a Messina e la prima cosa fu quella di cercare l’Unitalsi. Tornai a Lourdes per la seconda volta, seguivo le funzioni e basta.

Ma nessuna guarigione.

No, anzi, peggiorai ancora. Dovevano togliermi l’osso della gamba perché andava continuamente in necrosi, si formavano ascessi e avevo sempre la febbre alta. Allora il professore che mi aveva in cura decise di togliere 10 cm di osso dal femore destro, in modo da poter respirare un po’ di salute, se salute la vogliamo chiamare… Il medico mi disse “Vedi che quest’anno tu non andrai a Lourdes”. Perché? Gli chiesi. “Perché torni morta”, mi rispose. Ma morire a Messina o a Lourdes per me non ha importanza, dicevo io. E così sono partita contro il parere del professore. Arrivata a Lourdes avevo la febbre. C’era un prete di Messina, mi portava sempre lui. Un giorno verso le 2 avevo la febbre alta. Mi chiese se volevo uscire. Io gli dissi di andare alle piscine ma non c’era nella mia mente uno scopo particolare.

Perché?

Ero ingessata dal collo ai piedi, in una posizione scomoda, con i piedi divaricati. Non potevo entrare in piscina… Mi misero su un’apposita barella, bagnarono il telo, lo strizzarono e me lo poggiarono addosso.

E cosa accadde?

Sentii una cosa che mi girava per tutto il corpo. Oddio, sto morendo, pensai, aveva ragione il professore. Appena uscii il sacerdote, che forse aveva notato qualcosa, mi chiese come mi sentivo e se volevo andare in ospedale. Gli dissi “boh, non lo so… andiamo all’explanade per la benedizione con il Santissimo Sacramento. Verso la spianata si camminava a passo di barelle e io sentivo le gambe che si muovevano. “Guarda che sensazione che ho in mente” pensavo. Sentivo come un formicolio e mi ripetevo “sto morendo”. Quando siamo passati davanti alla Grotta ho detto “Madonna, toglimi ‘sto pensiero, le gambe che si muovono…”. Quando siamo arrivati all’explanade sentivo delle vibrazioni e chiamai il medico di Catania che mi medicava 2-3 volte al giorno. Mi fece segno di stare zitta ma io lo chiamai più forte e lui, per non farmi gridare, mi raggiunse. Alzò le coperte e si accorse che le ferite del drenaggio erano chiuse, le gambe pulite… “Non dire niente a nessuno che finisci soffocata” mi disse. Io volevo che mi tagliasse il gesso per alzarmi ma non si poteva fare, anche oggi sono cose che deve fare la struttura da cui si parte. Mi portarono al Bureau Medical, fui visitata dai medici, mi hanno punto con lo specillo e usciva sangue vivo. Io ritengo che per loro fu subito chiaro il miracolo ma io non sapevo cosa era successo…

E quando è rientrata a casa?

A Messina le suore mi aspettavano alla stazione. Pensavano che fossi morta. E invece gridai “Sto bene, muovo le dita dei piedi” perché solo quelle avevo libere… In ospedale il professore ha visto le ferite chiuse e mi ha detto “domani facciamo le radiografie”. Fatti i raggi, non mi dava i risultati, non aveva coraggio. Il gesso era stato tagliato davanti per fare le radiografie, dalle quali risultava che ero completamente guarita. Non c’era più niente… Il professore non credeva al referto del radiologo. “Ho tagliato io l’osso, come è possibile che ora sia normale?” mi disse. Io gli diedi una spinta, mi alzai e cominciai a camminare. Il professore uscì dalla stanza come se avesse visto un fantasma!

E’ tornata a Lourdes?

Sì, certo. Sono 53 anni che ci vado ogni anno con l’Unitalsi. Ho sempre lavorato con i malati gravi: al barellato, in ospedale. Dopo alcuni anni ho voluto provare le piscine, che sono molto pesanti… Ho fatto tutti i lavori dell’Unitalsi.

E la sua vita come è cambiata?

Dopo la prima grazia ne ho ricevuta un’altra dalla Madonna, ancora più bella. Io non avevo idea di sposarmi. Mi chiesero se volevo farmi suora ma dico la verità, sentivo che l’abito non era per me. Il Signore aveva stabilito che mi dovevo sposare. Abitavo con mio fratello. Un giovane parlò con lui, siamo stati fidanzati 15 giorni e mi sposai. Ma non potevo avere figli per quello che avevo passato, gli organi genitali erano stati lesi. E invece ho avuto 4 figli e 3 nipoti.

A loro parla mai del miracolo?

Come no… Anche loro ne parlano, lo hanno raccontato anche a scuola.

Qual è ora il suo rapporto con la fede?

Vorrei avere ancora più fede onestamente… Ho fede, la Madonna è sempre con me… Amo Dio, lo Spirito Santo ma vorrei amare ancora di più questo Dio. Molto di più.

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