COS’E’ LA SESSODIPENDENZA

Logo Interris - COS'E' LA SESSODIPENDENZA

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: COS'E' LA SESSODIPENDENZA

I soldi diminuiscono a vista d’occhio. O addirittura si truffa pur di averne. La concentrazione diventa quasi nulla. Le amicizie sono rare, superficiali o manipolative per ottenere più denaro. A lavoro si cercano mille scuse per assentarsi. Le bugie fioriscono in maniera incontrollabile in ogni ambito familiare, lavorativo e relazionale. E si finisce per essere sempre più isolati, spesso aggressivi senza ragione, con un delirio di onnipotenza che scade rapidamente, dopo ogni rapporto, nella svalutazione di sé.

Sono i sessodipendenti. Nell’82% si tratta di uomini (ma non sono esenti le donne, anche se la percentuale è molto bassa) che conducono una vita normale, spesso coniugati o conviventi, alla ricerca di compensazioni per sfuggire allo stress, abbindolati dalle tante provocazioni di social network, siti di incontro, chat con la conseguenza di mettere al centro il bisogno sessuale e sacrificare tutto il resto senza più riuscire a gestire la quotidianità. “Se la ricerca del successo professionale è compensatoria di problemi affettivi – spiega lo psichiatra Tonino Cantelmi – può succedere che si sviluppi una dipendenza sessuale”. Anche improvvisamente. I dipendenti arrivano a perdere il contatto con le proprie emozioni e, nonostante l’euforia durante l’atto sessuale, in seguito provano un grande vuoto e sperimentano un profondo sentimento di autosvalutazione.

Negli Stati Uniti si chiama sex addiction ed è una vera e propria droga per chi non riesce a vivere senza 20-30 rapporti a settimana. È la droga che ha rovinato anche personaggi come Michael Douglas, Sharon Stone, Kate Moss, Burt Reynolds. E proprio perché è una dipendenza, un’ossessione sia di giorno che di notte, ha bisogno di una cura. E lo psichiatra romano Tonino Cantelmi per questo ha dato vita alcuni anni fa a Roma ad un Centro di ricerca e trattamento della dipendenza sessuale, il primo del genere in Italia, basato su psicoterapia individuale e di gruppo prima che sulle cure farmacologiche.

Come si riconosce la dipendenza sessuale?
“Si tratta di una relazione patologica con il sesso, attraverso la quale la persona si rifugia nella ricerca di un piacere che possa alleviare lo stress, permettergli di fuggire dai sentimenti negativi o dolorosi, dalle relazioni intime che non è capace di gestire. Nel sessodipendente ricorrono l’ossessività circa i comportamenti o le ideazioni sessuali; l’impulsività ovvero l’irrequietezza e l’ansia associate al fallimento nel regolare i desideri sessuali. Infine si osserva la compulsività cioè la ripetizione di comportamenti sessuali che la persona si sente obbligata a mettere in atto, anche contro la sua stessa volontà”.

Che età hanno i suoi pazienti?
“La dipendenza sessuale non ha limiti di età. Ovviamente ci sono modalità diverse, tuttavia il dato è che anche giovani e giovanissimi possono presentare queste problematiche. La dipendenza sessuale coinvolge circa il 5% della popolazione maschile e non c’è dubbio che molti dipendenti sessuali spendono tempo, soldi ed energie alla ricerca anche di sessualità a pagamento, spesso utilizzando siti, chat e pornografia on line”.

È più frequente che si manifestino oltre i 40 anni quei disturbi sessuali che spingono gli uomini all’acquisto di sesso a pagamento?
“Tra i pazienti, molti riferiscono di frequentare prostitute, in modo più o meno occasionale. Oggi l’offerta sessuale, anche attraverso chat, app e siti di incontro, è quasi ossessiva. Tuttavia la prostituzione femminile è ancora una modalità rapida e disimpegnata che attrae una speciale clientela: quella delle persone adulte, che conducono una vita normale, spesso coniugati o comunque conviventi”.

Cosa pensa dell’aumento di casi di adescamento di minori online e della ricerca di ragazzine vergini? Quali ne sono le cause?
“La ricerca di sessualità con minorenni è una delle frontiere della perversione, da sempre varcata con modalità violente in alcuni casi o sfruttando la povertà. Oggi assistiamo ad una offerta di ragazzine vittime non solo dell’inganno e affascinate dalla possibilità di ricevere danaro o oggetti che rimandano al lusso. Qui c’è una grave colpa proprio degli adulti che dovrebbero proteggerle molto di più”.

Tra i pazienti che ha curato in questi anni ci sono anche uomini che non intendono utilizzare preservativi nei rapporti sessuali occasionali? Secondo lei perchè gli uomini sembrano sempre più indifferenti di fronte al rischio di diffusione di malattie infettive e com’è possibile che questo avvenga anche in chi ha un’apparente vita di coppia “stabile”?
“In questo caso si parla di Sindrome di Samo, dal nome di una isola greca dove erano confinati i lebbrosi. Si narra che ragazze affascinate dal rischio accorressero a Samo per baciare i lebbrosi e sfidare la malattia. Dietro questi comportamenti si nascondono motivazioni che vanno dal bisogno di onnipotenza e di sfida alla morte. Ci sono persone disponibili a pagare il doppio o il triplo pur di avere rapporti a rischio”.

Come mai è sempre più diffusa una sorta di doppia vita proprio in chi appare appagato da una relazione e un lavoro stabile? E’proprio necessario trasgredire per essere felici?
“No è il contrario. Si trasgredisce sulla spinta di una sorta di infelicità che genera altrettanta infelicità! In realtà la trasgressione, che entro certi limiti e in certe fasi della vita può essere sperimentazione e conoscenza, è il più delle volte una modalità emotiva per gestire impropriamente il malessere”.

Nel percorso terapeutico proposto nel vostro Centro sono coinvolte anche le donne partners di uomini sessodipendenti, spesso inconsapevoli dei disturbi del proprio marito, compagno o fidanzato.
“Le compagne dei nostri dipendenti sessuali, superato il primo shock e aiutate ad affrontare il problema, si trasformano in vere risorse terapeutiche: abbiamo visto coppie ricostruirsi e riscoprire equilibri perduti. I percorsi del perdono e della ricostruzione dell’intimità effettuate da alcune donne sono stati sorprendenti”.

Irene Ciambezi: