Concluso il G7 sull’Ambiente: dichiarazione finale unanime ma resta la postilla Usa sul clima

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Segnali di ottimismo a conclusione della due giorni del G7 sull’Ambiente di Bologna, con tanto di dichiarazione unanime sottoscritta dai Paesi intervenuti nella città emiliana la quale, come preventivato, è stata redatta tenendo conto della posizione sul clima degli Stati Uniti, chiamatisi fuori dagli accordi di Parigi e rappresentati solamente per poco tempo alla convention bolognese, con la presenza-lampo del direttore dell’Epa Scott Pruitt (poi sostituito da un funzionario dello stesso ente). Una postilla, posta sotto il punto 2 (incentrato proprio sulla linea d’azione nei confronti del cambiamento climatico e delle banche di sviluppo), precisa la mancata sintonia degli Usa sul tema rispetto agli altri sei Stati: “Noi, gli Stati Uniti d’America, continuiamo a dimostrare attraverso l’azione avendo ridotto la nostra impronta di Co2, come dimostrato dal raggiungimento a livello nazionale dei livelli di Co2 pre-1994. Gli Stati Uniti continueranno a impegnarsi con i partner internazionali chiave in un modo che sia coerente con le nostre priorità nazionali, preservando sia una forte economia che un ambiente salubre. Di conseguenza noi, gli Stati Uniti, non aderiamo a queste sezioni del comunicato sul clima e le Mdb, agendo così rispetto al nostro recente annuncio di ritirarci e cessare immediatamente l’attuazione dell’Accordo di Parigi e gli impegni finanziari associati”.

Il G7 del dialogo

Nonostante la fermezza degli Stati Uniti, gli altri sei Paesi hanno tracciato una linea guida ben precisa. Il che, di conseguenza, significa che il G7 andrà avanti per la propria strada sulle politiche di riduzione di Co2, in una condizione di intesa e rispetto reciproco: “Nell’Ue pensiamo che la via da percorrere per il mondo intero sia perseguire un’economia più efficiente e a basse emissioni di carbonio – ha spiegato Karmenu Vella, commissario all’Ambiente dell’Unione – e sono molto lieto che questa opinione sia stata confermata a livello di G7″. La linea degli accordi di Parigi è dunque confermata e anzi, come precisato, quanto stabilito a dicembre 2015 sarà applicato “rapidamente ed efficacemente”. Sulla questione si è espresso il ministro Gian Luca Galletti che, già nella prima giornata, aveva definito l’Accordo come “irreversibile e non negoziabile”: “Poteva essere un G7 della rottura ed invece è stato il G7 del dialogo… I temi sui quali abbiamo trovato accordo sono la finanza sostenibile, l’economia circolare, l’efficienza delle risorse, i rifiuti marini, l’impegno per l’Africa. Da questo G7 è emerso il legame profondo fra ambiente, società ed economia, per un nuovo modo di guardare al futuro”.

Accordi irreversibili

L’impegno comune, durante la convention, è stato il riconoscimento della diversità in funzione della costruzione di punti di vista convergenti, impostando un percorso d’azione comunitario in merito a questioni che, indifferentemente, riguardano ogni Paese: “Italia, Francia, Germania, Giappone, Canada, Regno Unito e Unione europea – ha concluso il Ministro – hanno detto con forza che l’Accordo di Parigi è irreversibile, non negoziabile ed è l’unico strumento possibile per combattere i cambiamenti climatici. Ci auguriamo che con gli Stati Uniti possa proseguire in futuro un dialogo costruttivo, ma sulla base di questi punti. Ogni opzione diversa è per noi esclusa”. Non totalmente in accordo è lo stesso Pruitt che, in un comunicato, ha fatto sapere che la firma odierna “rende chiaro che l’accordo di Parigi non è l’unico meccanismo per la gestione dell’ambiente… il nostro impegno per le conversazioni oneste rappresentano la pietra angolare di un dialogo internazionale costruttivo”.

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