COME REGALARE UN SORRISO AI BAMBINI

Logo Interris - COME REGALARE UN SORRISO AI BAMBINI

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: COME REGALARE UN SORRISO AI BAMBINI

Natale è una festa speciale per i bambini. Tanto più per quelli che soffrono a causa di qualche malattia, che magari passano questo giorno in un letto di ospedale. L’Unitalsi da molto tempo è impegnata a portare un po’ di sollievo, un sorriso a questi piccoli e alle loro famiglie, ovviamente non solo a Natale ma per tutto l’anno, in particolare con il Progetto Bambini. Ne parliamo con il responsabile nazionale Emanuele Trancalini.

Come nasce il Progetto Bambini?
“Dall’esperienza del pellegrinaggio mondiale a Lourdes del 2003. Siamo entrati in contatto con bambini di ogni parte del mondo ed è stata un’esperienza talmente forte e talmente bella che abbiamo deciso di continuarla con un percorso specifico per loro e i loro familiari”.

E come si è tradotto in concreto?
“Con l’apertura della prima casa di accoglienza per i pazienti ricoverati al Bambino Gesù. Ci siamo resi conto, infatti, che intorno all’ospedale la sera c’erano tantissime macchine “incartate”, con i finestrini coperti dai giornali. Si trattava di persone che avevano lasciato la casa, altri familiari, per poter seguire da vicino la malattia del proprio figlio e non potendo permettersi un affitto e tanto meno un albergo, erano costrette a dormire in auto. Perciò abbiamo pensato di offrire gratuitamente una sistemazione a queste persone. Abbiamo aperto la prima casa a Monteverde. Poi pian piano il progetto si è esteso con tre grandi case a Roma, una per i ricoverati al Bambino Gesù e due per i pazienti del Gemelli. Ora ne abbiamo anche 3 a Genova per il Gaslini, una a Padova, una a Bari e una a S. Giovanni Rotondo”.

Il vostro aiuto si limita all’accoglienza?
“Certamente no. I volontari sul territorio si occupano anche del trasporto, di accompagnare a visite o fisioterapia, spesso, ad esempio nel caso di mamme sole. Le esigenze sono diverse e cerchiamo di rispondere al meglio, sempre gratuitamente. Quello che ci tengo a sottolineare è che il nostro supporto è esteso a tutta la famiglia che si trova a vivere una situazione di difficoltà come la malattia di un figlio. Molto spesso i genitori devono lasciare il resto della famiglia lontano, magari altri bambini con nonni e zii, in molti casi dopo mesi o anni di assenza perdono il lavoro. A queste persone non offriamo solo un posto letto ma calore umano, vicinanza, diventiamo un po’ una seconda famiglia. A volte si tratta semplicemente di ascoltare, altre di piccoli aiuti materiali, come il disbrigo di pratiche burocratiche per le quali chi si trova in quelle condizioni non ha né testa né tempo per seguirle. Molti arrivano da piccoli paesi e oltre allo smarrimento per la malattia devono affrontare l’impatto con il caos di una grande città e con la sua burocrazia”.

Chi ha bisogno del vostro aiuto cosa deve fare?
“Nel caso dell’accoglienza spesso sono gli assistenti sociali degli ospedali a metterci in contatto con le famiglie. Poi c’è un call center dove arrivano le richieste, che vengono valutate e divise nelle varie strutture”.

Tutto gratis, come vi finanziate?
“Nelle case si può lasciare un’offerta secondo le proprie disponibilità, poi abbiamo una campagna di autofinanziamento, in particolare con la giornata nazionale in cui distribuiamo le piantine di ulivo che sono un po’ il nostro simbolo e con il ricavato copriamo le spese per affitti, utenze e quant’altro”.

Avete anche una testimonial d’eccezione come Alessandra Amoroso.
“Con Alessandra è nata un’amicizia personale, quasi per caso. Ha conosciuto l’Unitalsi quando faceva parte del cast di Amici durante una tournée estiva e da allora ha espresso il desiderio di esserci vicina e di far conoscere la nostra realtà. Nelle scorse settimane ha fatto dei minilive a Pompei, Roma e Milano e ci ha aiutato a diffondere il progetto. E’ molto attenta alle nostre iniziative e se non siamo noi a chiamarla, ci chiama lei”.

Avete progetti da realizzare nel 2017 appena iniziato?
“Diverse cose ma ancora in embrione, a cominciare da una campagna di raccolta fondi, forse attraverso un concerto. Poi dobbiamo sistemare una casa di Genova dove le recenti violente piogge hanno portato via parte del tetto. E infine vorremmo aprire una struttura a Milano, dove abbiamo tante richieste ma ancora non riusciamo ad essere presenti”.

Per Natale avete organizzato qualcosa di speciale?
“A livello nazionale no ma le sottosezioni dell’Unitalsi sono molto attive. Ad esempio ci sono stati momenti di festa al Gemelli e al Gaslini”.

Quanti sono i volontari impegnati?
“Impossibile dirlo, non ho mai fatto un conto… a Roma i soci sono circa 3500 e di questi 1800 sono i più attivi che si adoperano dove serve. Siamo una grande famiglia e dove è necessario si corre…”.

E per questo nuovo anno, finito il Giubileo?
“Continuiamo il nostro servizio, nella barberia e nelle docce volute dal Papa, accompagnando i disabili e i malati alle udienze e così via. Con un evento speciale che ci impegnerà particolarmente ovvero il centenario delle apparizioni di Fatima, a maggio, per cui stiamo predisponendo percorsi specifici per il pellegrinaggio dei bambini”.

Andrea Acali: