Solo pochi giorni, il premier Matteo Renzi aveva proposto un piano da 50 miliardi di euro, l’unica condizione è approvare le riforme per far calare le tasse. Infatti secondo il premier, se il piano delle riforme proposto dal suo governo procederà senza intoppi, nel 2016 saranno eliminate tutte le tasse sulla prima casa, nel 2017 via una buona parte dell’Ires, e nel 2018 toccherà agli scaglioni Irpef. Sul tema è tornata anche la Cisl, che per bocca del segretario generale ha riconosciuto che tornare a parlare di fisco è positivo, sopratutto se si parte dai “bisogni di coloro che le tasse le pagano tutte: lavoratori dipendenti e pensionati. Abbiamo bisogno come l’ossigeno di un fisco che tenga conto del mondo del lavoro e che lo aiuti. Noi, come Cisl, a settembre consegneremo centinaia di migliaia di firme raccolte sulla nostra legge di iniziativa popolare: lì proponiamo, con coperture precise, di restituire 1.000 euro a tutti coloro che guadagnano fino a 40mila euro l’anno e proponiamo l’abolizione di tutte le tasse sulla prima casa”.
“Noi proponiamo di detassare le prime case figlie di sacrifici e di mutui pagati con difficoltà. Non gli attici degli straricchi che non hanno bisogno di sconti perchè spesso non pagano le imposte – ha precisato Furlan, parlando della riforma fiscale annunciata dal governo, in un’intervista pubblicata oggi su L’Unità -. Quindi a noi l’idea di abolire la Tasi va bene se viene fissato un tetto di valore ragionevole oltre al quale si continuerà a pagare”.
Per Annamaria Furlan “va evitato quello che è successo con il bonus degli 80 euro. In quel caso i consumi non sono ripartiti a causa dell’aumento della tassazione a livello territoriale a cui sono stati costretti gli enti locali per compensare i tagli subiti come copertura agli 80 euro. Rischiamo che anche questa volta il taglio della Tasi sia vanificato e il fisco, che diventa amico a livello centrale, si tramuti in un nemico a livello locale. In più c’è un altro grave problema che riguarda le pensioni. Cambiare la riforma Fornero è un’emergenza, non si può aspettare il 2018 come promette Renzi. Noi, con Cgil e Uil, su questo tema abbiamo una proposta precisa: serve flessibilità in uscita perché non è possibile che per esempio gli edili lavorino sulle impalcature fino a 67 anni e solo riaprendo i pensionamenti si creano i posti di lavoro per i giovani. Ci sono tante proposte in Parlamento, a partire da quella Damiano, la si approvi al più presto. Quindi: bene che il governo volti lo sguardo finalmente al fisco, ma priorità e cronoprogramma vanno tarate”.
Furlan è tornata anche sul tema del Jobs act. “Se sono stati pochi gli incontri formali con il ministro Poletti, sono stati tanti gli incontri informali che ci hanno permesso di limitare i danni a partire dalla cancellazione dei licenziamenti per scarso rendimento, che il governo aveva proposto, per passare all’allargamento delle tutele per i precari e l’emersione delle false partite Iva – ha sottolineato Furlan -. Tutti risultati che vanno ascritti al lavoro strettamente sindacale della Cisl. Noi ora vogliamo che il governo riveda il rapporto con tutte le parti sociali rispettando la nostra rappresentanza. Ma lo vogliamo per un motivo molto semplice: l’Italia non è ancora uscita dalla crisi perché, nonostante i segnali di ripresa, ci sono ancora troppi disoccupati. Serve dunque un patto sociale per uscirne definitivamente e perché nessuno salva il paese da solo: tutti insieme possiamo riuscirci”.