Il generale dell’Esercito di liberazione popolare (Pla) Xu Caihou, caduto in disgrazia e sotto accusa per corruzione, è morto di cancro la notte scorsa. Lo ha annunciato l’Agenzia Nuova Cina. Xu, 71 anni, era una delle “tigri” – un funzionario di alto livello- caduti nella rete anti-corruzione del presidente Xi Jinping. La sua morte naturale risparmia ai dirigenti cinesi l’imbarazzo di un processo pubblico, che Xu Caihou avrebbe dovuto affrontare nei prossimi mesi. Il generale era stato vicepresidente della Commissione Militare Centrale, l’organo che controlla l’esercito.
La campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping, con la promessa di colpire “tigri e mosche” (alti papaveri e semplici quadri) ha già colpito alte personalità del Politburo e almeno 30 generali dell’esercito. Fra questi vi è Zhou Yongkang, l’ ex-zar della sicurezza, che sarà il primo ex-membro del Comitato Permanente dell’ Ufficio Politico (Cpup) a finire davanti ai giudici.
A proposito del generale Xu Caihou, Yang Chunchang, già generale e vicecapo dipartimento all’Accademia di scienze militari, ha dichiarato in un’intervista rilasciata l’11 marzo scorso – e subito oscurata dai media cinesi – che lo stile di Xu nello scegliere le persone era: “numero uno, i soldi; numero due, i contatti; numero tre, i legami personali”. Per una posizione molto alta, egli poteva ricevere “10 milioni di yuan”, ma se arrivava uno con 20 milioni, “gettava nella spazzatura il primo che gli aveva dato solo 10 milioni”.