CHE COS’E’ IL TRIDUO PASQUALE

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Sono tre giorni, allo stesso tempo sono uno solo. Ma se contiamo bene, sono quattro, e tutti si sintetizzano nell’unità. Si tratta del “Triduo Pasquale” che celebra il mistero di Cristo tradito, oltraggiato, condannato, morto, sepolto e risorto. Sono tre giorni santi con un prologo e una lunga e santa continuazione di 50 giorni. Tutto questo, nella sua unità e diversità, è Pasqua.

Vediamo la successione di questo dramma. Un prologo: il giovedì Santo della Cena del Signore. Il primo giorno: il Venerdì Santo della Passione del Signore. Il secondo giorno: il Sabato Santo nella Sepoltura del Signore. Il terzo giorno: la Domenica della Risurrezione del Signore.

Il Giovedì Santo della Cena del Signore. Bisogna ricreare l’atmosfera: pomeriggio, l’aria di festa. Facciamo ciò che Cristo ha fatto con i suoi discepoli. Ci riuniamo in famiglia. E’ il giorno in cui Cristo istituì l’Eucaristia e noi lo attualizziamo facendo ciò che Lui ha fatto. Laviamo i piedi agli apostoli e ai loro successori come massimo segno di carità e di sottomissione. Cristo non è venuto per essere servito, per questo si è fatto servitore dei suoi fratelli. Ci si chiede inoltre di dedicare un po’ di tempo durante la serata alla preghiera. In tal modo prolunghiamo l’Eucaristia in una veglia. Inoltre, ci si dice esplicitamente che leggiamo i capitoli dal 13 al 17 del Vangelo di San Giovanni, ciò vuol dire, che facciamo memoria nella nostra preghiera, di ciò che è successo a Cristo “nella notte in cui veniva tradito”. La notte sarà troppo breve, già che mancherà del tempo per contemplare quella consegna totale che passa incluso per il pianto dello stesso Cristo e l‘abbandono di coloro che Egli stesso aveva formato. Notte di preghiera e di silenzio orante.

Il Venerdì Santo della Morte del Signore, è una giornata di lutto. Tutto è incentrato nella “celebrazione della Passione del Signore”, ma non è l’unica assemblea liturgica di questa giornata. La comunità si riunisce anche a pregare le Lodi e l’Ufficio delle letture. Poi, intorno a mezzogiorno, si riunisce per celebrare la morte del Signore. Un silenzio profondo segna l’inizio dell’azione liturgica: prostrazione e preghiere adattate al giorno e all’ora. Ma soprattutto, si legge la Passione secondo San Giovanni. La Chiesa e la liturgia romana hanno celebrato sempre così il Venerdì Santo: leggendo il racconto dell’evangelista che assistette e sperimentò in prima persona questo evento. Segue silenzio e preghiera. A proseguire la sobria liturgia romana assume un rito orientale, popolare ed emotivo: il bacio della Croce e del Crocifisso. La celebrazione finisce chiedendo a Dio Padre che la comunità che “ha celebrato la morte del tuo Figlio, nella speranza della sua santa resurrezione” ottenga il conforto del Signore, sia accresciuta nella fede e consolidata nella redenzione eterna (orazione sul popolo). Il resto è silenzio e lutto.

Il Sabato Santo della Sepoltura del Signore. La Chiesa veglia accanto al suo sposo morto. E’ il giorno dopo. Come succede dopo la morte di un essere amato, ci chiediamo: ora cosa facciamo? Pregare e aspettare nella speranza. È la risposta di una Chiesa che intuisce e cerca la meta. In questo giorno della morte di Cristo, la liturgia delle ore è affranta da un dolore permeato di speranza. Vi è una concentrazione di elementi che predicono grandi avvenimenti.

La Domenica è festa. Durante la notte, Cristo resuscita. La comunità celebrante lo sa e per questa ragione celebra la veglia, trasformando così il significato della notte stessa, in modo che l’alba spunti con il canto gioioso della resurrezione. Si accende e si benedice il cero, si canta la proclamazione delle feste pasquali, si ricorda la storia del popolo eletto in una lunga liturgia della Parola, si battezzano o si avviano cristiani, si rinnovano voti battesimali e si celebra l’Eucaristia. La notte del Sabato Santo e il giorno più sacro della risurrezione del Signore sono una cosa sola. Resurrexit et adhuc tecum sum (Sono risorto e sono sempre con te!). Il cristiano rinasce perché Cristo, nostra Pasqua, è risorto. L’Eucaristia è la vetta massima delle celebrazioni del Triduo Pasquale, nella notte santa di Pasqua. Ma non è tutto. La preghiera delle ore del Santo Triduo celebra lo stesso mistero pasquale con risonanze bibliche, patristiche e ecclesiologiche. Anche il silenzio e l’attesa formano parte dei vari elementi che compongono il Triduo Pasquale.

E noi, che cosa dobbiamo fare? Non ci sono altre scelte che fare ciò che lo stesso Cristo ha fatto e ordinato di fare. Cenare con Cristo, accompagnarlo all’orto degli ulivi e nel suo cammino verso il Calvario, morire con Lui e, soprattutto, risorgere con Lui. Ognuno ha il suo Cenacolo. Non ci manca nemmeno qualcosa di Getsemani. In punta di piedi ci avviciniamo al Monte Calvario. Preferiremo continuare a guardare la tomba vuota o ce ne andremo in Galilea ogni giorno a ripetere ciò che ha fatto Cristo?

di Juan Javier Flores Arcas, OSB

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