Oggi si celebra in Brasile la 194esima festa dell’Indipendenza. Il 7 settembre del 1822, il grande Stato sudamericano dichiarò ufficialmente la sua indipendenza dal Portogallo, indipendenza che poi fu riconosciuta dai regnati portoghesi solo il 29 agosto di tre anni più tardi. La lunga storia della sua liberazione era iniziata a inizio ‘800, quasi 20 anni prima, quando nel 1807 l’invasione del Portogallo da parte delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte obbligò l’allora re Giovanni VI a fuggire in Brasile. Nel 1808 il re giunse a Rio de Janeiro, dopo avere stipulato un’alleanza difensiva con l’Inghilterra (che avrebbe fornito la protezione navale durante il viaggio).
Allo stesso tempo i porti brasiliani si aprirono a nuove nazioni amiche, ponendo fine allo status di colonia del Paese d’oltreoceano, primo passo verso un riconoscimento maggiore. Al contempo, il nuovo status irritò coloro che esigevano il ritorno di Giovanni VI in Portogallo e la restaurazione della condizione di colonia per il Brasile. Nel 1821 il re decise allora di lasciare suo figlio Pietro come reggente del Brasile, mentre lui rientrò a Lisbona. Pietro, nonostante le pressioni dei liberali che tentavano di convincerlo a tornare in patria, decise invece di rimanere in Brasile.
Il Portogallo, che si trovava già in condizioni economiche e sociali difficili, non poté più conservare il dominio sul Brasile; Pietro (che prese il nome di Pietro I del Brasile) poté allora facilmente dichiararne l’indipendenza dalla Madre Patria il 7 settembre del 1822. Pietro trasformò il Brasile in una monarchia costituzionale e introdusse la coltura del caffè nelle province di Rio de Janeiro e di San Paolo. Nel Sud Est i baroni del caffè superarono così gli antichi coltivatori del cotone e di canna da zucchero, mentre – da metà secolo in poi – iniziava un notevole afflusso di genti europee che immigravano nel paese, soprattutto italiani.
Solo a partire dal 1870 si registrò una crescita dei movimenti repubblicani, che nel 1888 ottennero l’abolizione della schiavitù. Nel 1889, infine, scoppiò una rivoluzione incruenta che costrinse Pietro II ad abdicare: venne proclamata la Repubblica, e si adottò la Costituzione federale. Il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica era così ultimato, senza alcun ricorso alla violenza. La famiglia imperiale poté infatti tornare in Europa in tutta sicurezza.