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BRASILE DIVORATO DALLA CRISI E DALLA CORRUZIONE

Il Papa aveva allertato alcune settimane fa proprio i giovani brasiliani a non aver “paura di combattere la corruzione”. E poco tempo dopo gli hanno fatto eco sullo stesso tema i vescovi brasiliani. La Commissione episcopale della pastorale per l’azione e il cambiamento sociale in un comunicato sull’attuale situazione nel Paese sudamericano ha infatti denunciato: “Gridano al cielo oggi le tante situazioni che provocano dolore in Brasile, tra cui il tasso di disoccupazione colossale, la rottura dell’ordine democratico e lo smantellamento dei diritti sul lavoro e della legislazione sociale“.

Crisi

Secondo i vescovi brasiliani il governo continua a favorire gli interessi del grande capitale a scapito delle fasce della popolazione più povere e vulnerabili, come è accaduto per esempio con la riforma delle pensioni. Se nel 2011 il Brasile era considerato in effetti una grande potenza in crescita economica oggi deve affrontare una profonda crisi dovuta a più di 14 milioni di disoccupati, ad un calo del Pil del 7,2% e ad una sempre più diffusa corruzione politica che favorisce ricchi latifondisti e imprese private. E in questi giorni si è aggiunta la denuncia da parte delle istituzioni ecclesiali anche del nuovo decreto che in sostanza dà il via libera allo sfruttamento di una riserva della foresta amazzonica tutelata e protetta fino ad oggi, conosciuta come Renca, al confine con il Parà.

Educare alla comunicazione

Ma i semi di speranza non mancano: la settimana scorsa si è tenuto il 10° meeting brasiliano di comunicazione, il Muticom (www.muticom.com.br), organizzato dalla Conferenza episcopale brasiliana sul tema – che sta tanto a cuore anche al Papa – “Educare alla comunicazione” per raccontare la verità e le ingiustizie, pur dando spazio alle buone notizie e ad una visione di speranza del futuro delle città. Ma con un’attenzione particolare a non lasciarsi manipolare. Francisco Vladimir Lima da Silva, giovane giornalista impegnato per diversi anni a Fortaleza nel Centro di difesa dei diritti umani della sua Diocesi spiega come la corruzione sia ancora presente nella politica e negli interventi sociali e ostacoli il cambiamento sociale di cui ha bisogno il Paese.

“Quando il Santo Padre richiama l’attenzione al tema della corruzione invita anche qui in Brasile ad una maggiore attenzione sul sistema sociale e politico – spiega a In Terris – Come sappiamo, un Paese dove la pratica della corruzione è presente sono proprio le fasce più basse, quelle più povere ad esserne vittima e ad essere derubate. Da tempo la Chiesa Cattolica e altre chiese protestanti insieme ai movimenti sociali chiedono una riforma del sistema politico in Brasile. Una riforma dove la partecipazione popolare sia la protagonista, una riforma dove si possa controllare di più il sistema elettorale. Altrimenti chi ha più soldi vince. Il problema della corruzione in Brasile è antico quanto l’arrivo dei portoghesi nel Paese. Tanto che abbiamo debiti storici con le popolazioni indigene e afro. Negli ultimi anni vi sono stati tentativi di corruzione più visibili e ne sono conseguite le denunce degli ultimi governi da parte del partito dei lavoratori che ha cercato di mettere all’ordine del giorno la questione”.

Quali riforme del Governo stanno penalizzando ancora una volta le fasce sociali più vulnerabili a scapito di quelle benestanti?
“I lavoratori saranno quelli più penalizzati. Tutti i diritti conquistati da anni vengono cancellati con la nuova riforma. Per esempio sul tema del diritto al lavoro con una nuova definizione di giornata lavorativa, che colpisce direttamente la classe operaia. Le ore lavorative potranno aumentare fino a 12 al giorno, allontanando il lavoratore sempre più dalla propria famiglia con la conseguente sparizione degli straordinari, il lavoratore potrà essere licenziato senza indennizzo e sarà ridotta la voce dei sindacati”.

Come potrebbe contribuire di più la Chiesa brasiliana in questo rinnovamento necessario e urgente?
“Da molti anni i servizi di Pastorale Sociale, diverse organizzazioni e comunità ecclesiali di base sono impegnate in difesa della democrazia e dei diritti umani. Sono settori della Chiesa che collaborano anche con movimenti sociali, sindacati, associazioni e partecipano anche a forum e reti con la società civile. Da oltre 20 anni per esempio la Pastorale sociale organizza il Grido degli Esclusi ovvero un evento che si tiene in Brasile il 7 settembre, nel cosiddetto giorno dell’Indipendenza per dare voce a chi non ha voce. Non dobbiamo dimenticare poi che la Conferenza dei Vescovi del Brasile è stata uno dei soggetti che ha sostenuto la campagna popolare per modificare le condizioni di eleggibilità dei candidati alle elezioni. Così nel 2010 furono raccolte circa 1,6 milioni di firme al fine di aumentare l’idoneità dei candidati e fu approvata la Legge n°135 che vieta ai politici condannati in decisioni collettive di secondo grado di candidarsi. Dal momento dell’impeachment del presidente Dilma Roussef (per aver falsificato i bilanci pubblici nel 2014) si sono sviluppati diversi movimenti nella società civile per garantire i diritti umani, ed è stata messa in discussione la destituzione del precedente governo. La Chiesa ha assunto un atteggiamento di denuncia dell’odierno governo di Michel Temer, che ha avuto come conseguenza l’esclusione dei diritti delle classi più deboli. Naturalmente il coinvolgimento di Vescovi, sacerdoti, laici e comunità di base contribuisce ancora di più a vigilare sull’attuale sistema politico e sociale perché non aumenti la corruzione. E riportare esempi concreti di cosa significhi corruzione anche nel nostro contesto di comunicazione, nei gruppi pastorali e nelle comunità, sarebbe un grande contributo alla società”.

La lunga e significativa storia delle comunità di base in Brasile è ormai acqua passata oppure ancora c’è speranza di cambiare le scelte e i sistemi dal basso? ci sono iniziative in particolare sul tema della disoccupazione giovanile?
“In campagna e nelle piccole diocesi, esiste ancora una forte vivacità delle comunità di base mentre nelle grandi città, è più difficile anche se tanti credono in questa esperienza di rete, di comunità che prega, che annuncia il Vangelo, che si incontra e che sostiene concretamente la gente del barrio con un’attenzione particolare per i più poveri nei quartieri. In questo ultimo anno la situazione è più complicata. Per esempio nella mia città, Fortaleza, cresce il problema del razzismo, delle discriminazioni verso i neri e verso i più poveri che non sono i benvenuti negli “spazi dei bianchi”. Anche la violenza è diffusa e ne sono vittime soprattutto i giovani dei quartieri della periferia. C’è una forte perdita di speranza anche nel mondo del lavoro. I fondi universitari vengono tagliati costantemente. Ci sono misure di sicurezza maggiori da parte della polizia anche quando si tratta di una semplice riunione di un gruppo giovanile: sono rari spazi pubblici più liberi. Così si avverte una grande instabilità sociale. La speranza è che soprattutto i giovani si rendano conto che è necessario un grande impegno dal basso e avere il coraggio di costruire nei propri ambienti qualcosa di nuovo. In tanti abbiamo temuto al momento dell’impeachment dell’estate scorsa, che ci fosse un ritorno della dittatura con un intervento militare ma, grazie a Dio, questo non è accaduto. Ora sta a noi darci da fare per garantire la democrazia, i diritti dei più bisognosi”.

E ancora una volta l’incoraggiamento viene dal Papa con le parole rivolte ai giovani in occasione delle celebrazioni per i 300 anni delle apparizioni della Vergine di Aparecida. “Possa lei trasformare le ‘reti’ della vostra vita – reti di amici, reti sociali, reti materiali e virtuali – realtà che spesso sono divise, in qualcosa di più significativo: possano esse diventare una comunità! Comunità missionarie ‘in uscita’! Comunità che sono luce e fermento di una società più giusta e fraterna. Non lasciatevi sedurre dalla corruzione… Potete riscoprire la creatività e la forza di essere protagonisti di una cultura di alleanza e generare nuovi paradigmi che guideranno la vita del Brasile”.

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